giovedì 4 aprile 2013

Guerra santa in topless


Foto tratta da https://www.facebook.com/Femen.UA?fref=ts


Devo essere sincera, non ho mai seguito le scorribande del movimento Femen.
La visione di una manciata di donzelline urlanti a seno nudo in mezzo alla neve mi ha sempre trovata disinteressata. Sarà snobismo o sarò una bacchettona, ma rivendicare i diritti delle donne spogliandosi mi sembra un nonsense.
Non che io sia per bruciare i reggiseni, anzi, w il push up, ma è l’assunto di base che per me è sbagliato.
Partiamo dal fatto che la società è maschilista e poi, per mostrare quanto siamo emancipate ci lanciamo a tette al vento? Forse non ci arrivo, ma non volevamo essere considerate per il nostro cervello? Aiutatemi, mi manca un passaggio. Dicono: “L’unico modo per farci ascoltare nel nostro paese è quello di metterci in topless”. Complimenti. Fomentate, allora.

Il top però arriva adesso. Il movimento Femen si estende al mondo arabo, o meglio, la famosa Amina si fa fotografare nella ormai nota tenuta da combattimento delle neo-femministe e il caso si scatena.
Dove sarà Amina? Salviamola dalla lapidazione. La povera è stata rinchiusa in un ospedale psichiatrico dove praticano l’elettroshock.

Tralasciando il fatto che la lapidazione in Tunisia non esiste e che la ragazza è a casa con i suoi (che probabilmente non la fanno uscire di casa, data la presenza di fanatici barbuti dalle dubbie intenzioni), mi sembra davvero poco necessario e alquanto (anche semanticamente) scorretto chiamare un’azione dimostrativa “topless jihad”.

Se trovo fuori luogo le tipe seminude dove il movimento ha avuto luogo proprio perché dal mio punto di vista non fanno che confermare ciò che dicono di combattere, vederle in azione in Tunisia, o meglio, farsi paladine della lotta contro gli islamisti è totalmente fuori contesto. È voler fare tabula rasa di tutte le femministe che lottano e ottengono sempre più risultati da decine di anni, è non essersi fermate a pensare nemmeno un attimo. È, al solito, ignoranza e superficialità.

Probabilmente Amina è un’esibizionista con tutto il diritto di esserlo e non temere di essere punita da un pazzo islamista quando esce di casa, per carità, ma adesso non mi sento di appoggiare le manifestazioni in suo supporto davanti alle varie ambasciate arabe. Estremismo genera estremismo.

E poi, insomma, il topless non era passato di moda da un decennio? E ancora nessuno l’ha capito che la traduzione di jihad non è “guerra santa”? In fondo, basta andare su Wikipedia, non servono studi arabisti.

Per un esempio di sano femminismo arabo, questa, The uprising of women in the Arab world  انتفاضة المرأة في العالم العربي è una pagina Facebook molto interessante. A partire dal logo qui sotto, molto bello: i capelli della ragazza disegnano la cartina del mondo arabo, appunto.


Foto tratta da https://www.facebook.com/#!/intifadat.almar2a

Il vero cambiamento ci sarà quando le donne saranno messe al centro della società: quella sarà la vera rivoluzione culturale. Bisogna aiutare le donne a uscire dalla condizione di subire la violenza in silenzio potenziando le case-famiglia e i centri di ascolto, ma è altrettanto importante rilanciare l'occupazione femminile perché una donna che ha un proprio reddito è più libera [...]. E quando le donne lavorano, la produzione aumenta'”. La presidente della Camera Laura Boldrini, in un'intervista al Sole 24 Ore di oggi.