martedì 22 luglio 2014

Borse e occhiaie: sdoganiamole una volta per tutte!



Scelgo spesso l'occhio di Horus come avatar. 
Legami egiziani a parte, trovo che mi rappresenti abbastanza: sopracciglio importante, occhio truce e/o assonnato,  occhiaia evidente valorizzata da un virtuosismo grafico (la fantasia non ha limiti).

Perché a una certa età è meglio liberarsi dei complessi, anche i più duri a morire, e sfoggiarli, anzi.

Ora, che io consideri sfoggiabili le mie due borse/occhiaie è un altro paio di maniche, ma questo scritto vuole essere catartico, quindi ci provo.

Mi sono impegnata a voler loro bene. In tempi non sospetti (leggi gioventù), in cui "saltavo i fossi par lungo" (cit.) e la figaggine era all'ordine del giorno, non appena mi toglievo gli occhiali suscitavo reazioni tipo: "miiiii, ma come sei sciupata! Hai dormito? Sei stanca? Stai male?????"

E io che, invece, sentendomi all'apoteosi dell'occhio ammaliatore, pensavo di mietere vittime. Infatti, seminavo terrore, per continuare con la metafora agreste.

Gli occhiali sono quindi diventati la mia coperta di Linus, non tanto perché coprano la borsa/occhiaia (ok, è troppo lungo, la ribattezzo borsaia), perché, a ben vedere, la incorniciano ben bene, ma perché distolgono l'attenzione dallo scempio, creano una barriera, che ne so, fatto sta che si notano di meno.

Per tutta una serie di motivazioni ben più auliche delle borsaie sono una alla quale l'opinione della gente interessa ben poco, quindi non è tanto quello che mi disturba. È che sono avara di parole e poco avvezza ai commenti indelicati, ma soprattutto, sono ossessionata dall'immagine che vedo allo specchio.

Lasciamo perdere il naso con la gobba, l'accenno di doppio mento, il melasma che mi fa sembrare un camionista baffuto ogni volta che penso sia nuvolo e non metto la protezione solare, l'asimmetria marcata che rende ogni selfie un'impresa (e son problemi!), sono le borsaie il mio cruccio. Non le sopporto, non le considero parte di me, mi sembrano un corpo estraneo.

Siamo all'anticamera della blefaroplastica,  insomma.

E invece no! Sdoganiamo queste borsaie e portiamole con fierezza! (l'importante è essere convinti, n.d.a.)

Non senza provare tutti i mezzi di copertura possibili immaginabili. Nota bene, dico copertura e non coprenza perché la coprenza non esiste! È tutto frutto delle menti bacate di chi le borsaie non le ha!

Dall'intruglio più economico a quello più costoso, con o senza siliconi, parabeni, filtri, malta, stucco e ghisa, non c'è niente da fare. Loro ci sono, imponenti e imperiose, ad avere la meglio. Se non addirittura evidenziate da qualche malcapitato pseudo-correttore, spuntano inesorabili a fare bella mostra di sé. Sempre se non creano un pastone non meglio identificato tra il cremoso e il polveroso evidenziando rughette che (ancora) non esistono.

Le beauty blogger hanno un bello scrivere nel consigliare impacchi col ghiaccio, camomilla, tè, cucchiaino raffreddato in congelatore (con la mia fortuna mi estirperei uno strato di pelle). Tutto ciò da fare rigorosamente la mattina prima di truccarsi con 27 prodotti diversi per: correggere il nero con correttore 1, uniformare al colorito del viso e/o fondotinta con correttore 2, contrastare l'effetto ottico dell'incavo generato dalla borsa con correttore 3 e poi fissare il tutto con una cipria impalpabile. Gli altri 23 prodotti per completare il resto del viso, of course.

Certo: ammesso che io abbia voglia di alzarmi sette ore prima dell'orario consono per fare tutti questi trattamenti,  non raggiungerò mai la maestria che mi consenta di avere un aspetto sano e fresco sotto strati di melma.

Dopo tutti questi vaneggiamenti, non sento nessuna catarsi, e penso che di Anna Magnani ce ne sia stata solo una.

Continuerò imperterrita a cercare il mio correttore perfetto, o perlomeno, il meno peggio. O a sfoderare la mia coperta di Linus.