giovedì 15 dicembre 2011

Cairo 678


Venerdi' 9 Dicembre era il giorno dei Diritti Umani 2011.
Le Nazioni Unite, l'Unione Europea, il Festival del Film e il Forum Internazionale sui Diritti Umani lo festeggiavano con la première belga di un film di Mohamed Diab, Cairo 678.

Io c'ero (una volta tanto) e consiglio veramente a tutti la visione di questo film. Agli egiziani per una bella panoramica su che cosa vuol dire essere donna e smetterla di nascondere la testa sotto la sabbia in questioni per lo più considerate tabù o, meglio, catalogate nell'infinita lista del "non ne parlo quindi non esiste"; agli "occidentali" per rendersi conto di quanto coraggio e spinta innovativa ci siano in una società frequentemente ritenuta arretrata e non pronta per i valori della democrazia (sic).


Il film parla di molestie sessuali.

E' la prima opera cinematografica di un (bel!) ragazzo che non ha paura di occuparsi di donne in una società dove la donna è troppo spesso considerata un oggetto. Né più né meno che nella nostra, di società, solo in modo diverso. "Il film è talmente delicato e al tempo stesso potente che sembra fatto da una donna. Ed è un complimento" dice l'intervistatore a Mohamed Diab, che risponde "grazie, non potevo riceverne uno migliore".

E' la storia di tre donne unite dal comunissimo destino della mano morta, del commento pesante, dell'appoggio, della palpatina (veniali, no, per noi italiani? siamo abituati a sentirne parlare dai primi ministri nelle conferenze stampa internazionali), delle telefonate, dello stalking, dell'esibizionismo, del mobbing, dell'aggressione più violenta, dello stupro.


Non vi racconto nulla del film, ma posso dire che fa sorridere, commuovere, arrabbiare, applaudire. Si respirano il Cairo bene e il Cairo più popolano, la sua polvere, il caldo, la sovrappopolazione, i rapporti uomo-donna, più vicini ai canoni occidentali che mai; le speranze dei giovani, le preoccupazioni dei genitori, la noia, l'indifferenza, le frustrazioni.


E' uscito nelle sale un mese prima del 25 Gennaio 2011, il giorno in cui è iniziata la Rivoluzione, e ne puo' essere facilmente la sua bandiera. E' crollata una delle tante barriere e non ci sono salafiti che tengano, gli egiziani e le egiziane hanno alzato la testa.
In Egitto si stima che l'83% delle donne egiziane e il 98% delle straniere abbia subito molestie sessuali. Io non faccio eccezione. Ho parlato e preso provvedimenti, tirato giù santi e anche madonne, ottenuto il licenziamento del colpevole dal suo posto di lavoro. Come conseguenza, ho anche trovato l'amore, ma questa è un'altra storia .
Per me è stato normale comportarmi cosi', per le egiziane (cosi' come per molte sudamericane, indiane etc.), magari, no.
Tant'è vero che Noha Rushdy è stata la prima a denunciare una molestia sessuale nel 2008, non senza subire ulteriori soprusi, emarginazione, controdenunce. Il film parla anche di lei.

C'è una bellissima iniziativa, rappresentata nel dibattito successivo alla proiezione da Engy Ghozlan, che si chiama Harassmap: c
ome dice il nome, il progetto prevede l'aggiornamento in tempo reale di una mappa che raffigura i luoghi dove avvengono gli episodi di molestie sessuali in tutto il paese, ma principalmente al Cairo. Si basa sulle segnalazioni delle molestie inviate via Sms, Twitter, Facebook o direttamente nel sito da parte delle dirette interessate, che vengono poi pubblicate con data, luogo e descrizione di quanto accaduto.
Nei commenti che ho letto al riguardo nella stampa italiana, ho trovato un sottile scetticismo derivante dalla convinzione che i solidi trogloditi egiziani non dovrebbero avere facile accesso alla tecnologia. Bella battuta! Anche nella campagna più sperduta, dove il mezzo di trasporto è ancora l'asino (sì!) ognuno, donne comprese (sì!) possiede almeno 2 telefoni cellulari.


Come ha detto Mohamed Diab dopo il film, la rivoluzione è ancora e più che mai in corso. Elezioni o meno.

mercoledì 7 dicembre 2011

There is a light that never goes out

No, non c'entra la canzone degli Smiths, che pure mi piace tanto.
Giornate pesanti in questa fine 2011. Tempo di resoconti da archiviare soppesando con attenzione attimi di felicità contaminati da qualche scheggia di rimpianto, mentre si guarda avanti oltre la nebbia, cercando di mantenere la testa alta nonostante il peso del macigno che portiamo sulle spalle.
Ma in un attimo può cambiare tutto.
Spesso ti accorgi che basta un poco di luce per dare forma e colore al casino che ti sta intorno. Solo allora, finalmente, puoi iniziare a mettere in ordine.

Giorni fa ho visto un film veramente bello di Tony Gatlif (regista e compositore francese, nato ad Algeri da madre e padre gitani): "Vengo - Demone flamenco". Non ve lo sto a raccontare, dico solo che c'è musica, tanta, c'è lo spirito del flamenco, ci sono il baile, la diversità, la passione, la sangre, e... l'Egitto. Davvero, non è la mia solita fissa!


Guardando "Vengo" infatti ho riscoperto lo Sheikh Ahmad al-Tuni, cantore sufi dell'alto Egitto, per la precisione di Hawatka, vicino Assiut. Classe 1932, è considerato il più grande munshid egiziano (sultàn al munshidìn - inshàd è il canto religioso di ispirazione sufi).
Apro e chiudo parentesi, per chi si immagina un Egitto dove l'islam dei 'barbuti' è predominante: non è così, tra le altre cose c'è anche una vasta, significativa e affascinante tradizione sufi.
Provate ad ascoltarne un po'. Per me è come un raggio di luce.

mercoledì 30 novembre 2011

Miskina, o Appunti da un Deserto / definitely the wrong one

E insomma capita che mi ritrovo qui a Las Vegas, Nevada, per lavoro.
Non vedo l'ora di lasciare questa sorta di luna park gigante, non riesco proprio ad ambientarmi.
La temperatura esterna supera i 20 gradi ma io non ho modo né tempo di uscire da questo mega-hotel con l'aria condizionata al massimo, senza neanche una finestra, il sole è un ricordo vago che mi abbandona mentre attraverso corridoi interminabili illuminati da luce artificiale, con moquette in ogni dove (che senso ha mettere in giro i cartelli con scritto "attenzione: pavimento bagnato" sulla moquette? qualcuno me lo spiega? mica si scivola...), fiocchi di neve finti che piovono dal cielo finto con le nuvole finte, gente che passa ore davanti alle slot machines mentre è inconsapevolmente costretta a sorbirsi ore di Gigi d'Alessio, filodiffuso ovunque. Giuro: ho provato a fuggire in bagno ma niente, si sente anche lì. Spero di partire prima che si passi al greatest hits della Pausini.
Pensandoci inizio a capire quella ragazza americana che ha convissuto per un breve periodo con me, Elsa, Mauro e Heidi nel meraviglioso appartamento a Mansheya, Alexandria (EG). Noi altri eravamo in estasi, lei in un perpetuo stato di pessimismo e fastidio, tanto che dopo un paio di settimane è fuggita di nascosto, ha preso il primo volo per tornare alla 'civiltà' (talmente 'civile', lei, che appunto è fuggita di nascosto senza nemmeno pagare). Odiava tutto dell'Egitto: il cibo, la gente, i colori, i profumi, l'adhan che ti sveglia alle 4 del mattino per la salat al fagr. Odiava tutto ciò che io amo insomma.
Ho pensato per anni che fosse semplicemente una str***a, ma evidentemente non è così. Scusami Lisa (questo il suo nome).
Non è colpa sua, povera. Si tratta di qualcosa di molto più complesso, radicato in una profonda differenza culturale.
Inizio a capire il concetto di Scontro di civiltà. Mi sento assolutamente incompatibile con l'americano medio, che mi sta passando di fianco in infradito e bermuda, mentre io soffro in silenzio stretta nel mio cappotto e prego perché la mia cervicale non giochi brutti scherzi durante le 10 ore di volo che mi aspettano a breve. Aria condizionata maledetta.
Sono sicura che se uscissi a fare un giro lungo il Sahara Boulevard arriverei davanti a una piramide a forma di hotel, o un hotel a forma di piramide, con casinò popolato da cameriere bellydancers e cleopatra-spogliarelliste, ma anche no. Mi è bastata la ricostruzione di Venezia che ho potuto 'apprezzare' qui al Venetian Hotel.
Bé, dicevo, sono qui per lavoro. Ho partecipato all'edizione 2011 dell'evento che si chiama Autodesk University. Vi propongo un ascolto collegato in qualche modo con una università: Aziz Sahmaoui & University of Gnawa, il brano si chiama Miskina.
Spero vi piaccia, a me piace molto. Lo ascolto ora nella speranza di riuscire a scaldarmi.


mercoledì 16 novembre 2011

SE RINASCO FACCIO IL CAMMELLIERE!

Da mesi latito e non c'è traccia della mia presenza su questo blog. Se qualcuno per caso se lo fosse chiesto vi informo ufficialmente che no, non sono deceduta in vacanza in Puglia (vedi post del 10 agosto). Come scuse adduco le solite: lavoro, trasloco, dispersione di tempo ed energie in occupazioni estive che potrei, per stare sul vago, definire adolescenziali (sono in fase di regressione) ...

In mezzo un sacco di interessanti scoperte musicali e danzerecce, poi vi dirò.

E un giorno succede che la saggia Marghe - quella apollinea, ricordate? - mi manda da leggere un po' di cose e il cervellino si sgonfia di elio e cade a terra. Ahi, chebbotta. Ricondotta all'ordine.

Nei prossimi giorni condividerò con voi appunti più seri. Al momento non riesco perché mi sono ammazzata di risate nel leggere i commenti riportati dalla mia Socia nel post qui sotto sulla notizia del velo in tribunale. Marghe ma come fai a resistere? Io risponderei a tutti. Uno alla volta. Aspetta un attimo...chiudo gli occhi...ne scelgo uno a caso...eccolo:

"...sono in Italia e dunque l'Italia agli italiani! Se vado nel loro Paese mi puntano un fucile dietro il culo e mi fanno fuori solo per il fatto di essere occidentale e di non essere musulmana!!!"

Ecco, cara signora, lei è mai uscita dal suo paesotto di provincia? In quale posto le hanno puntato addosso armi per il solo fatto di non essere musulmana? Ci dica, così evitiamo di andarci. E poi è cosciente, ad esempio, del fatto che molte 'signore' occidentali vadano proprio "nel loro Paese" (uno a caso: l'Egitto) ben liete di farsi "puntare il fucile dietro il culo"? Chiamiamolo fucile, oppure mazza, bastone, nerchia, tarello, banana, uccello, sventrapapere, ecc. E' consapevole di questa usanza molto cara agli 'occidentali', spesso 'cristiani', denominata "turismo sessuale" per cui ad esempio un'anziana italiana va a quel paese (uno a caso: l'Egitto) e paga giovani e giovanissimi in cambio di prestazioni sessuali? O ancora un uomo italiano paga bambini per avere in cambio idem come sopra (non riesco a scriverlo)? Poi il Paese cambia eh, non è sempre lo stesso. Ad esempio il maschio occidentale avanti con gli anni predilige la bambina della Thailandia.

La potrei buttare sull'antropologia ma mi sembra eccessivo, quindi mi limito a riflettere su un altro commento riportato da Marghe: "Ma tutti questi 'filoislam' non potrebbero andare a fare i cammelieri nel deserto arabico? Loro troverebbero un lavoro, noi ci libereremmo di una buona fetta di idioti rompicoglioni". Come dicevo nel titolo: se rinasco sì, faccio il cammelliere! Così magari di str****te ne sento meno...

Sabran jamilan...

Perle di saggezza sul velo (pietoso)

A volte mi appassiono delle piccole cose.

Un articolo di repubblica intitolato "Si tolga il velo o esca dal tribunale" linkato e commentato da Metilparaben, un blog che mi piace moltissimo.
Qui lancia una provocazione e si chiede se il giudice si sarebbe comportato allo stesso modo con una suora.


Trovo molto puntuali le sue analisi, ma quello che mi fa davvero spanzare sono i commenti su Facebook dei siti che le ripropongono. Che ridere. Oltre a una discreta chiusura mentale e alla completa mancanza delle più basilari regole grammaticali, noto anche una dilagante difficoltà di apprendimento: se molti si fossero presi la briga di leggere l'articolo, avrebbero visto che non c'è da discutere sul volto che era chiaramente scoperto.

Tralasciando il fatto che di ragioni per portare il foulard in testa, poi, ce ne sono molte: chemio, alopecia, trapianto (il nostro Mr B. è andato in parlamento, con la bandana), vezzo, moda, lutto, etc. etc. anche nella nostra, di cultura.

E vorrei tanto sapere perché la maggior parte degli intervenuti dia per scontato che il volto sia coperto da un burqua o burka (come translitterato comunemente ed erroneamente), dove cavolo li vedono tutti questi volti coperti? Da dove viene tutto questo terrore sconclusionato? Vorrei che ciascuno di loro contasse quanti ne ha visti nella sua vita. Personalmente, io, in Europa, ne ho visti 3 (tre).

Di seguito qualche esempio esilarante:


per fortuna ci sono ancora persone che ragionano!! mi ricordo che passai 2 volte davanti e mi fermarono perché avevo il capuccio!
Davanti a cosa? Al tribunale? Con un capuccio in mano? La prossima volta prova con un macchiato


Ha bene si le suore non hanno il viso coperto e gli stranieri dovrebbero accettare le nostre usanze dato che hanno deciso di venire in italia
(vabbè, troppo facile)


Siamo in ITALIA !!! Finiamola di calare le braghe, se noi donne andassimo nei loro paesi ci dovremmo ADATTARE FORZATAMENTE alle loro barbare usanze !!!! QUINDI PIANTIAMOLA CON QUESTO BUONISCOMO DEL KECIUP che ci porterà alla SOTTOMISSIONE, alla perdita dei nostri valori, alla cancellazione totale della nostra cultura CIVILE !
(quindi io sarei una buonisca del keciup? Fico!)


religione: cancro dell'umanità e del pianeta. Prime nella lista: cattolicesimo, islamismo, religione ebraica. Ci avete rotto il cazzo
(bonjour finesse e non sapevo che l'islamismo fosse una religione)


Dacci anche il nome di questo "signore", cosí che possiamo fargli ricevere i nostri complimenti!
(signore tra virgolette in senso ironico o…?)


scusa ma le suore mica sono mussulman.....e poi sono spose di cristo...hanno pure la vera matrimoniale al dito a volte...eh si e'... sancta romanae ecclesiae docet........
(quanta cristianità in queste parole)


proviamo invece NOI DONNE occidentali ad andare nei paesi musulmani vestite come OVUNQUE VESTIREMMO.... in alcuni posti rischieremmo persino la vita...e qualcuno parla di civiltà di quei paesi? e qualcuno osa dire che l'occidente fà le guer...re ???? e loro che fanno? le peggiori crudeltà le abbiamo viste proprio in quei paesi: CHIEDETELO AI LIBICI, AGLI AFGANI, AI TURCHI, AGLI ARMENI, AI MAGREBINI, AI FILIPPINI....LA LISTA è LUNGHISSIMA
(va bene)


INIZIAMO A PARLARE DI RECIPROCITà O LE REGOLE DEMOCRATICHE VALGONO SOLO DA NOI?????
(e quindi????)


Coloro che criticano la decisione di quel giudice, sono gli stessi che accettano come grande «conquista» la societa' multiculturale che vogliono imporci i grandi poteri sovranazionali e che e' gia' fallita ovunque in Europa. Le regole di un paese e la propria identita' culturale devono essere preminenti e valide per tutti, pena il declino e lo scardinamento del paese.
(attenzione, è un discepolo di
Breivik)

Quando vado in sinagoga mi copro il capo, se no sto fuori. Quando la mia ragazza entra in una moschea si copre le spalle, se no resta fuori. Quando si va in tribunale, ci si leva il velo dal viso. Se no stai fuori.
(tutto giustissimo, a parte non aver letto l'articolo)


ma la suora non ha il volto coperto,state alle nostre regole e vi integrerete
(e tu leggi prima di commentare)


Ma tutti questi "filoislam" non potrebbero andare a fare i cammelieri nel deserto arabico? Loro troverebbero un lavoro, noi ci libereremmo di una buona fetta di idioti rompicoglioni.
(suppongo di essere appena stata categorizzata. Allora rispondo che basandomi su questo concetto resto dove sono, visto che accetto, seppur a fatica, l'esistenza di esseri che la pensano come te)


L'islamismo è una religione del cazzo. Micidiale e distruttrice per le donne. Una vera schifezza
(l'islamismo non è una religione, ma fa niente)


la suora è una professionista,l'interprete no
(detta cosi' è un po' ambigua…)


molte di queste donne musulmane ( e dico molte, perchè non sono certo che sia così per tutte ) quando erano nel loro paese, andavano a capo scoperto. A cosa è dovuta tanta improvvisa "conversione" ?
(questo è un grande)


ooopss.. avevo letto male... si.. allora è stata pura polemica antisemita se nn corrotta da parte del giudice!!
(7+ per l'impegno)


Io invece no e sono d'accordo col giudice. Le suore sono delle religiose e al 100% e' una loro scelta portare il velo. Il velo musulmano e' invece per tutte le donne e in moltissimi casi non e' una scelta delle donne portarlo. Io sono contro a prescindere e ritengo triste e preoccupante incoraggiare e applaudire all'uso del velo.
(mi chiedevo quando sarebbe arrivata quest'osservazione)


Probabilmente una suora invece in un paese musulmano non sarebbe nemmeno potuta entrare....
(grande!)


Non rompete le scatole, sono in italia e dunque l'italia agli Italiani!Se vado nel loro paese mi puntano un fucile dentro il culo e mi fanno fuori solo per il fatto di essere occidentale e di non essere musulmana!!!!!!
(detto da una donna è ancora peggio)


Io cambierò idea, che è l'opposto della tua, quando in un tribunale di un Paese musulmano sarà permesso anche solo l'accesso ad un appartenente ad un'altra religione!!!!
(troppo facile, mi ritiro)


Non mi viene una conclusione degna di queste perle di saggezza. Hanno vinto.
Stendiamo un velo pietoso.

sabato 12 novembre 2011

Tahrir 2 mesi dopo

 Ho sempre rimandato il racconto della mia esperienza a Tahrir del 9 Settembre 2011 perché non mi piace scrivere sull'onda delle emozioni. O meglio, mi viene meglio scrivere sull'onda di emozioni negative.
Se fossi stata una pittrice sarei stata un'espressionista, senza dubbio. All'esame di terza media ho sconvolto i miei prof. che mi avevano sempre data per un'impressionista. Sè, sè.

L'urlo di Munch, 1893
Divagazioni a parte, mi sembra fuori luogo fare quasi due mesi dopo il resoconto di quello che ho visto, sentito e immortalato. Sembra retorico continuare ad affermare che la manifestazione era totalmente laica, che non ho visto più barbuti del solito, che di copti ce n'erano in abbondanza, che uno degli slogan più scanditi era: "cristiani, musulmani: una mano sola".
Che senso avrebbe raccontare che dopo la preghiera del venerdi' hanno fatto un canto sacro cristiano? Che durante la stessa preghiera del venerdi' davanti ad alcuni musulmani c'erano copti che ascoltavano l'imam? Che allahu akbar veniva gridato da tutti insieme perché non è un inno terrorista, ma semplicemente la traduzione in arabo di Dio è grande?


Mi annoio da sola.
Di seguito un po' di foto senza commenti.


















Poi mi viene anche un po' la nausea quando vedo certi commenti su Facebook che sembrano godere di una sottospecie di lotta religiosa che in Egitto non è mai esistita, se non sottoforma di Fitna o di atavici odi tribali. Sissi', ci sono ancora le tribù, che sono preislamiche, e sono anche forse più importanti della scelta confessionale. Ma l'antropologa non sono io, c'è Meg che ne sa a pacchi su questo tema.

Non è un mistero cosa pensi sulla comunità italiana residente a Sharm el Sheikh (restando diplomatica posso dire che non ha la minima intenzione di integrarsi né di conoscere la cultura del paese ospitante) e non sono nemmeno mai stata una fan degli egiziani presenti in loco ("corrotti" dal turismo, in tutte le accezioni possibili e immaginabili).
Se prima della rivoluzione le due comunità convivevano piuttosto pacificamente, a volte in modo parallelo, a volte mescolandosi commercial-amorosamente, ora le trovo più distanti che mai, sebbene accumunate dalla crisi del business: laddove gli egiziani, improvvisamente con una riduzione drastica del lavoro, si rifugiano nella religione in toni piuttosto accesi, gli italiani, mossi dallo stesso motivo, si trincerano nella loro superiorità razziale.

La stessa cosa che succede in Italia, insomma.


Che noia e che nausea. E che terrore.



lunedì 26 settembre 2011

Quando vado al Cairo

Quando vado al Cairo parto per un lungo viaggio.

Quando vado al Cairo prendo un pick-up allestito alla bell'e meglio per il trasporto di persone (anziché animali e cose) e raggiungo il villaggio principale, dove salgo su un taxi collettivo che per 10 L.E. (accidenti, è aumentato) mi porta a uno dei capolinea della metropolitana. Prendo la metro cercando di mettere in pratica le mie scarse nozioni rugbistiche per entrare e faccio circa una ventina di fermate prima di scendere.

Quando vado al Cairo non ho l'autista privato e l'aria condizionata, quando vado al Cairo scambio gocce di sudore con l'egiziano medio e osservo.

L'assenza del faccione coi Ray-Ban Aviator di Mubarak dal mega cartellone al solito incrocio, il buco lasciato sulla fermata della metro che porta il suo nome, gli sguardi sfuggenti, laddove prima insistenti, nel vedere una faccia diversa nei mezzi pubblici popolari.









Nei discorsi, oltre ai soliti flus, farah, akl (= soldi, matrimonio, mangiare - punti cardine della vita di ogni egizio), si distingue nettamente la parola thawra (= rivoluzione). Ha quasi soppiantato le altre, è incredibile. Gli è entrata dentro e fa farte della vita quotidiana di ognuno. Niente è più come prima.

Un'altra parola meno piacevole è salafi. Non ne ho visti più del solito, ma sono costantemente nominati da tutti. Sono terrorizzati. Li odiano. Non fanno parte della cultura egiziana, il sentimento che si percepisce è quello della violazione. "Che vogliono da noi?" "Come si permettono?" "Se ne vedo uno sotto casa mia lo picchio." "Non capiscono un cavolo di islam." "Andassero in Arabia Saudita a predicare".

Il problema che sembra preoccuparli maggiormente, perché tutto sommato per la crisi economica ho notato un sano ottimismo, sono i baltagiya (=delinquenti). Gli scippi, gli scassinamenti, le rapine proprio non gli vanno giù, agli egiziani del post-rivoluzione. E io rido.
Welcome in the club dear Egyptians!
Per quanto mi riguarda, da quando sono nata chiudo la porta a chiave, mi tengo stretta al cuore la borsa e non lascio la macchina aperta.


Prima si trovavano in una specie di zona franca legittimata dalla legge d'emergenza e quindi, principalmente, dal terrore. Ora c'è un vuoto che era inevitabile (nonostante si torni in piazza perché tale legge è ancora in vigore, e applicata random), ma poteva andare peggio. Davvero. Ve lo giuro.

martedì 20 settembre 2011

Dove sei stata in vacanza?

C. (di collega) "Bentornata! Dov'è che sei stata, poi?"
M. (di Marghe) "Egitto"
C. "Ah, Egitto, beata te, dove?"
M. "Un po' in giro"
C.  "Ah, hai fatto la crociera"
M. "No"
C. "Ah. E quindi? Beh, sarai andata a Luxor"
M. "No."
C. "Mar Rosso a fare Diving?"
M. "No."
C. "Ah, ok, senti, ti volevo chiedere di questo file....."

Lo so, è più forte di me, sono scorbutica, acida e orsa, ma già è un trauma essere tornata dalle vacanze, in più se devo spiegare l'essenza della mia permanenza in Egitto a tutti i 35 colleghi diventa difficile.
So anche che lo fanno per fare conversazione, in modo carino, ma ho l'impressione che l'Egitto faccia scattare la molla dell'esperto. E non capisco perché. Alla mia collega che è stata in Grecia mica hanno fatto il terzo grado.

Non posso evitarlo, i "ah si', io sono stato a xyz: bellissimo! (che di norma vuol dire Hurgada dopo aver parlato di Suez, ad esempio. Uguale.)", "quel villaggio jkq era proprio un paradiso", "madonna che caldo che faceva nella valle dei re" mi danno l'orticaria.


Non parlo della mia vita privata al lavoro, e l'Egitto fa parte della mia vita privata. Forse dovrei mentire inventandomi una crociera, o semplicemente rilassarmi un po' di più.


Qualche minuto dopo, sviscerato il file:

C. "Allora, faceva caldo?"
M. "Sí"
C. "Ma quanto caldo?"
M. "Dai 34 ai 40"
C. "C'era il sole?"
M. "Sí"
C. "Ma hai portato le piramidi?"
M. "..."
C. "Almeno un po' di sabbia?"
M. "............"

mercoledì 10 agosto 2011

...sull'orlo di una crisi di nervi

Prayer in Cairo, 1865By Jean-Léon Gérôme

Sto per partire per una settimana di vacanza. L'unica dell'anno.
Sto per avere la certezza che l'appartamento in cui sarei dovuta andare a stare per una settimana a Otranto non esiste. Ovviamente caparra versata.
Sto per uscire e andare a comprare una tenda e un sacco a pelo.
Sto per noleggiare una macchina (che se non trovo posto in campeggio almeno dormo lì).
Un sacco di altre cose, ma è meglio finirla qui.

Sono abbastanza nervosetta, diciamo.
Non so se riuscite a mettervi nei miei panni.

Comunque anche se fossi appena tornata da una settimana di relax alle terme, leggere queste parole di Magdi Allam avrebbe fatto svanire istantaneamente ogni beneficio.
Quindi vedendola da questo punto di vista, sono fortunata ad essere qui a rodermi il fegato anche per mille altri motivi. Almeno non mi rovina niente, insomma.

Siccome non ho molto tempo per approfondire l'argomento, suggerirei intanto di leggere come la notizia è presentata su un altro quotidiano, e poi di riflettere sul fatto che:
La Costituzione italiana, all’art. 19, riconosce in modo ampio la libertà di religione. Essa viene intesa come libertà di fede religiosa per evidenziare il diritto di ogni individuo di professare la propria fede e di farne propaganda. La libertà di religione viene intesa inoltre come libertà di pratica religiosa, perchè comporta il diritto di esercitarne in privato o in pubblico il culto, cioè di svolgere e di prendere parte a preghiere e riti religiosi.
La disciplina della libertà religiosa è collegata a diversi altri principi costituzionali: innanzitutto il principio di eguaglianza che vieta qualunque discriminazione tra gli individui a causa della religione professata.
Nel primo comma dell’art.8 della Costituzione si afferma infatti che “tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge”.
Quindi, caro Magdi, di cosa stiamo parlando? Perché ti ispiri al MEIN KAMPF?
La mancanza di spazi di preghiera è forse un deterrente per il "terrorismo di matrice islamica"? Indebolisce Al Qāʿida? Migliora la qualità della vita dei milanesi? Facilita il lavoro delle forze dell'ordine? Fa sentire la casalinga di Voghera e il pompiere di Viggiù più tranquilli?
Voi che vivete sicuri Nelle vostre tiepide case. Voi che trovate tornando a sera Il cibo caldo e i visi amici... (Se questo è un uomo, P. Levi)
O piuttosto rientra in tutte quelle pratiche costantemente messe in atto per far sentire quelle minoranze, rappresentate in questo caso dagli immigrati di fede islamica, in uno stato di inferiorità, di insicurezza, di frustrazione? Al pari del relegarli a fare lavori in nero, a pagare affitti in nero, del rendere illogico e impossibile e mafioso l'accesso ai permessi di soggiorno vari che rendono legale la presenza di un individuo sul nostro territorio nazionale?
E in tutto ciò chi ci guadagna? Mmmmh... fammi pensare.... chi guadagna ad avere forza lavoro in nero? o ad affittare un appartamento magari non agibile a 10 persone? oppure a farsi pagare per fare il datore di lavoro finto per le richieste di permesso di soggiorno...?
Che Paese di ipocriti!

D'altra parte "loro" non sono pronti.
E' genetico, è culturale, no?
Anche per dire, nei loro Paesi, dove hanno fatto e stanno facendo vere e proprie RIVOLUZIONI, per la democrazia non sono pronti. Per la civiltà non sono pronti. Devono rimanere a rotolare nel fango, nella polvere, nella sabbia.
Se fossero pronti verrebbero in Italia, si farebbero battezzare in San Pietro dal Papa a Pasqua, e scriverebbero per il Giornale.
Gli oppressi devono rimanere tali, il loro 'stato' è naturalizzato quindi ineluttabile. I figli degli operai devono fare gli operai.

E questo non è fascismo?
Il fascismo sì che è anticostituzionale, ya akhouya.

Ecco, io leggo Magdi Allam e penso che di gente così al mondo non ce n'è proprio bisogno.
Ma se esiste un motivo ci sarà. Boh. Io non lo trovo, ma ammetto di avere dei grossi limiti.
Intanto mi impegno a trovare una sistemazione nel salento per la settimana dal 13 al 20 agosto.
Suggerimenti?

lunedì 8 agosto 2011

Le parole sono importanti

Nella fresca non-estate varesotta, imprigionata tra le mura di casa dato che piove ed è impossibile trovare qualcosa di sensato da fare fuori il 7 di agosto, di domenica, mi dedico a una veloce rassegna-stampa online.

Ora, è vero che è il 7 di agosto, ma insomma mi aspetterei di leggere sul corriere della sera qualcosa di meglio rispetto alle notizie che posso trovare sui vari city, metro, and so on. Tra i titoli di oggi non riesco proprio a non notare “Strappa il velo a due islamiche: «Mi fate paura»”.
ANCORA?!?!?!
Ma solo a me leggendo questo titolo, e il testo che segue, viene un attacco di dermatite atopica?
Dunque, da dove comincio?



Le parole sono importanti. “Strappa il velo a due islamiche”.

. Musulmano vs Islamico
Come già fatto notare da Marghe, ma repetita iuvant (giusto qualche settimana fa ne parlavo con un amico), i due termini hanno connotazioni decisamente diverse: il termine musulmano indica la persona che crede nell'Islam, in arabo muslim, termine che può essere usato anche come aggettivo. Islamico invece, originariamente solo un aggettivo (ad es.i valori islamici), "per l'insistente uso proposto in questo senso dai mass media, ha cominciato ad acquisire anche un valore sostantivale, indicando in maniera convenzionale gli appartenenti ai movimenti 'fondamentalisti', più o meno militanti (ad esempio gli islamici di al-Qāʿida, o gli appartenenti ai gruppi del jihad islamico)". Ho citato testualmente Wikipedia.

Sottigliezze linguistiche?
Qualcuno lo crede veramente?
Io penso a Foucault. Penso che i discorsi non siano sistemi di segni che rimandano ad altro, ma “pratiche che formano sistematicamente gli oggetti di cui parlano”, che si inseriscono in una trama di rapporti di potere che costituisce il substrato di ogni società. Penso che se un giornalista professionista usa il termine islamico al posto del termine musulmano un motivo c'è, ed è ben chiaro, e a me fa venire la nausea.
A voi no?

Nell'articolo si dice che le due 'islamiche' portavano il Niqab. Lo vorrei vedere, perché la nozione di Niqab così come è percepita dall'italiano medio è piuttosto labile e confusa. Ammettiamo che si trattasse di quel tipo di velo. Per quale motivo ci fa così paura? Vi prego: SPIEGATEMELO.

Il velo è un simbolo.
Leila Ahmed sostiene che la narrazione del velo come simbolo dell'oppressione, così come la contronarrazione, che lo considera simbolo di resistenza, siano percezioni errate che si basano sulle premesse del discorso coloniale occidentale, rafforzandolo. Sono d'accordo.
Prendiamo atto che nel mondo musulmano, così come nella diaspora, le donne religiose indossano spesso il velo come simbolo di una modernità che esse vedono come alternativa a quella occidentale. Il velo come simbolo di modernità. Prima di 'strapparlo' cerchiamo di capirci qualcosa di più?

Come si fa nel 2011 a continuare a cavalcare l'onda della lotta all'oppressione della donna nei 'sottosviluppati' paesi islamici, simboleggiata dal velo? Aboliamo il velo, liberiamo la donna. Lo diceva Qasim Amin, che però è morto nel 1908 (e poi a dire il vero faceva un discorso un po' più complesso...).
Voglio dire, signora Souad Sbai, ma ci crede veramente che IL VELO possa rappresentare un problema oggi per una donna marocchina a caso? o egiziana, o tunisina?

> "Nella mia associazione non faccio che accogliere donne che sentono come una violenza l'obbligo di portarlo, ragazze che vivono l'inferno, chiuse in gabbia"
la gabbia sarebbe il velo? ma perché si banalizza sempre tutto?
oppure:
>"Queste donne con il niqab non hanno nessuna colpa, sono costrette".
Cioè diamo per scontato che siano delle povere dementi senza alcun potere decisionale.
Ma per favore!

Ma perché siamo costretti a sopportare la solita dose di intolleranza anacronistica che ci somministrano a tradimento, una domenica di agosto, i nostri media?

Perché si riportano queste cavolate con tutte le cose importanti che stanno avvenendo nel mondo adesso?
Ad esempio perché non si dice quello che stanno facendo le DONNE SIRIANE? Vi assicuro: anche quelle col niqab!

Donne manifestano per le strade di Damasco / rivoluzione in Siria.

Non so, io sono un po' stufa. Vado a prendermi un antistaminico.

mercoledì 3 agosto 2011

Processo Mubarak: pensieri e parole

Processo di Hosny Mubarak, figli Gamal e Alaa e vecchio entourage (parte di esso, almeno, tra cui l'ex ministro degli interni Habib el Adly).

Commenti e sensazioni scritti più per la mia memoria labile che per altro. Non voglio dimenticare i dettagli di questo pezzo di storia.
Pensieri e parole. Cosí, a caldo, come sono venuti guardando la diretta.
In gabbia su una lettiga coi figli. Tutti di bianco vestiti . Giudice nervoso cerca di tenere il controllo e far mettere in una lista gli avvocati di accusa e difesa.
Cari gli egizi, incasinati anche nell'aula di tribunale. Tempo infinito per fare questa lista. "Per favore state calmi e seduti". Ma non si poteva fare prima? (me fanno mori' con la loro disorganizzazione... e anche incazza', eh)

Mubarak mantiene la sua mimica corporale anche nel letto. Mano sul mento, indice sul naso, sguardo fiero e supponente, capelli rigorosamente tinti. Non sembra molto sofferente. Incredibile sia arrivato in aula di tribunale, pensavo fingesse un altro attacco o un coma durante il viaggio.


Gamal e Alaa sono in piedi in fianco a lui, non si siedono come gli altri imputati. E' la prima volta che si vedono da quando i figli sono stati arrestati 4 mesi fa. Immagini a tratti commoventi. Tutto calcolato o sono io sempre meno cinica? Marghe, aripijate.
I Mubarak juniors si mettono in continuazione tra la telecamera e il padre.

Discorsi retorici sul mese sacro di Ramadan e l'importanza della religiosità da parte di qualche avvocato. Giudice taglia corto. Gamal e Alaa sempre in piedi con il corano in mano. Ah, che uomini pii.

Si snocciolano tutte le malefatte, anche l'oscuramento di internet durante i primi giorni della rivoluzione. Una dopo l'altra. Cosi' dal vivo fanno proprio impressione. E c'è gente che rimpiange il regime?

I Mubarak negano tutto categoricamente. Forse sono stati fraintesi?

Mi chiedo gli avvocati come facciano a lavorare cosí stipati, a digiuno poi. Mi immagino solo la temperatura dell'aula sotto zero, if I know my chickens ;)

L'ex primo ministro El Adly continua ad avere una mono-faccia allucinata.

Momento ludico: un avvocato sostiene che in realtà Mubarak è morto nel 2004 e che tutto è una cospirazione israelo-americana e che l'uomo sulla lettiga non è l'ex presidente e che bisognerebbe fargli un test del dna.
Il giudice non sa più come tenerli zitti e seduti, povero, gli offrirei un'helba bil halib.

Gli avvocati delle famiglie dei martiri restano sul retorico e chiedono il risarcimento, oltre ad essere molto indisciplinati. Ma si sono parlati con i loro clienti? Non hanno capito che vogliono giustizia e disfarsi delle minacce che hanno ricevuto dall'esercito e che per questo picchettavano piazza Tahrir, avendo pure paura di tornare a casa propria? Anche questo è da medioman egiziano: el flus. Da mohem. Peccato che non potessero permettersene di migliori.

Mubarak rimarrà all'ospedale militare lungo la strada tra il Cairo e Ismailia e non tornerà a Sharm (vediamo adesso i giornalisti esperti di geografia se sapranno localizzare l'ospedale. No, non è vicino alle Piramidi). Gli altri imputati rimangono in carcere.

Processo per raís e figli continuerà il 15 agosto. Quello per El Adly e gli altri sei si terrà domani.

L'Egitto sta facendo la sua storia, vorrei un giorno essere cosí emozionata anche per l'Italia.





martedì 26 luglio 2011

women and demons




Parto da un video di musica Zar, che mi ha fatto venire voglia di scrivere un post della serie forse non tutti sanno che...
Rimango sul superficiale, poi se qualcuno volesse approfondire posso consigliare qualche libro.

Un passo indietro.
Siamo in Egitto. Entriamo nel campo di quello che è comunemente definito "popular islam", NB: questo termine è una categoria CULTURALE e non TEOLOGICA. L'islam "popolare" si contrappone all'islam ortodosso perché comprende un'infinità di varietà regionali nei modi in cui la religione è percepita dalle masse, contemplando ad esempio il culto di santi, le fratellanze mistiche (sufi), le forme di superstizione ed eresia. Il termine "popular islam" non è comunemente adottato nel mondo islamico, dove si preferisce parlare di 'adat wa taqalid, usi e costumi, o di bid'a e kufr (termini, questi ultimi due, che hanno un'accezione decisamente più negativa).

Un elemento comune delle credenze (e superstizioni) legate all'islam popolare è che le cause di una malattia, sia essa un malessere fisico o psichico, non siano solo da ricercare in elementi biologici/naturali, ma abbiano piuttosto una natura soprannaturale.
La possessione (lams, toccare, o labs, vestire, sono termini ricorrenti nei discorsi tra donne per indicare questo stato) è una condizione 'di malattia' in cui l'individuo che la subisce perde temporaneamente il controllo sul proprio corpo/comportamento. Questo stato può essere causato da Jinn (che sono entità menzionate nel Corano, al pari di Dio e degli angeli) e Asyad (demoni, non menzionati nel Corano), l'ingresso di una di queste entità in un individuo può essere determinato dalla magia, dal 'malocchio', o dalla debolezza della fede della persona in questione. Inutile dire che la maggior parte degli individui 'posseduti' sono donne (sull'orlo di una crisi di nervi, direbbe Pedro).

Lo Zar è una sorta di esorcismo rituale.

Entrano in scena i musicisti.
Lo Zar leader aiuta la persona posseduta ad entrare in comunicazione con lo spirito che la possiede, attraverso la musica e la danza, con lo scopo di 'pacificarlo'.
Lo Zar è quindi anche una danza.

Non se ne guarisce mai del tutto.
Non si può più fare a meno della musica.



lunedì 25 luglio 2011

Norvegia: il terrorismo di un folle (?)

Sto cercando di bacchettarmi le dita e impormi di non scrivere nulla su quanto accaduto in Norvegia, un po' come cercavo di fare dopo la morte (???) di Osama Bin Laden.
Nonostante i miei sforzi, non riesco a impedirmelo, perché all'ulcera preferisco di gran lunga l'indolenzimento dei polpastrelli.

Mentre l'accaduto accadeva, leggevo in qua e in là frasi del tipo "si segue la pista del terrorismo islamico", oppure "gruppo jihadista rivendica l'attentato", o anche "si sospetta rappresaglia del fronte estremista islamico per le vignette danesi su Maometto riproposte da un quotidiano norvegese" e inoltre "non si escludono coinvolgimenti di movimenti sovversivi locali"... insomma nessuna traccia di certezza, ancora.

Tuttavia, ogni singolo TG italiano descriveva l'orrore delineando il colpevole che noi tutti ormai conosciamo: turbante, striscetta verde con caratteri arabi sulla fronte, kalashnikov e 4-5 bombe a mano, zainetto imbottito di tritolo, "Allahu Akbar" prima di sganciare l'ordigno.


Tuttavia, almeno due quotidiani, Libero e Il Giornale, dimostrano la professionalità, l'intelligenza e la capacità di discernimento che li ha sempre contraddistinti in due copertine da Oscar.

Non contento, il Magdi CrisTalebano Allam de noantri (perché per noi l'extracomunitario musulmano è accettabile e integrato solo se beve alcol, mangia maiale e non va in moschea e rinnega fino alla morte le sue origini) scrive su Il Giornale che è comunque colpa degli islamici, perchè il terrorismo cristiano-occidental-fascista-xenofobo è una chiara e diretta conseguenza della multiculturalità. Soluzione? Chiudere le porte a questi loschi figuri che, com'è come non è, mandano avanti la nostra ammaccata economia.

E qui mi ricollego a un bellissimo post di Mazzetta: ma ci rendiamo conto che i nostri politici, i nostri giornalisti, i nostri vicini di casa parlano cosi'? La pensano come Breivik?

Magari sogghignano anche, oppure si dispiacciono perchè ha colpito "i comunisti" e non i diretti interessati? Vuoi mettere? 100 arabi in meno in mezzo alle teste bionde? Sarebbe stato un affare. Stupido, stupido Breivik.
Pero' ha lasciato l'eredità. Il suo manualetto, il suo Main Kampf scritto in inglese a beneficio delle masse (un po' meno quelle italiane votanti lega, almeno, fiuuu) è on line, tutti ne possono usufruire, trarre spunto, ispirazione.


Ma siamo matti? Ci rendiamo conto del pericolo dell'emulazione? (non scordatevi che è estate, fa caldo e gli istinti omicidi si autoalimentano)? Non ci sembra il caso di combattere queste ideologie malsane insieme a quelle del terrorismo islamico?

Sono disgustata dalla gente che liquida la cosa con un "è un folle". Un folle? Siamo sicuri che la follia non sia una semplice scusa che l'essere umano si dà per giustificare la cattiveria? Esistoni i folli, ma c'è anche tanta, tanta cattiveria. E i discorsi da Cetto La Qualunque o da Borghezio o da Feltri o dal vicino di casa non sono folli, sono CATTIVI.
Linko queste riflessioni che corrispondono totalmente alle mie.

Terrei poi a puntualizzare che il lessico sbagliato la fa da padrone anche stavolta: ora stravolgono tutto di nuovo, gli accusati di terrorismo non erano gli estremisti islamici (o islamisti, anche più corretto), ma l'Islam, i musulmani. No, ma dico, vogliamo arrivare a mettergli un numeretto e una tuta a righe a 'sta povera gente? Chiuso ai cani, extracomunitari (perché le extracomunitarie le vogliamo, se non sono velate e fanno vedere tette e culo), musulmani e comunisti.

Aaaaaaaah, che bel mondo.

venerdì 22 luglio 2011

"Tahrirland" e dintorni

Foto presa qui
Mentre Piazza Tahrir è diventata una piccola città autogestita, con tanto di scuola, cinema, biblioteca ed entertainment vari (il-fiume-di-parole Sandmonkey ne fa un'emozionante descrizione), i venerdí continuano ad essere i giorni votati alle manifestazioni, o, per meglio dire, ai sit-in, vista l'organizzazione della sicurezza che Tahrirland si è data per evitare la gente molesta tanto cara ai media.

Per oggi ci sono tre chiamate al milione in piazza:
- quella degli abitanti di Tahrirland, chiamata "Il Venerdí dell'Unità", per dimostrare la coalizione contro le forze ancora in piedi del regime
- quella dei salafiti, chiamata "Il Venerdí dell'Identità e della Stabilità", per esprimere dissenso contro il manifesto di valori sovra-costituzionali, troppo laici per i loro gusti
- quella dei nostalgici nasseriani, chiamata "Il venerdí della Giustizia Sociale" per festeggiare la rivoluzione (nasseriana, per l'appunto) del 23 Luglio 1952


I Fratelli Musulmani hanno deciso di non partecipare a nessuna di queste. Magari tramano nell'ombra, ma li vedo un po' persi. Lo spauracchio dell'occidente, prima si unisce alla rivolta del 25 Gennaio soltanto verso la fine, poi si fa promotore de "Il Venerdí dell'Insistenza" dell'8 Luglio, poi vuole produrre un film sulla rivoluzione. Nel frattempo, ricordo, si sono scissi in 5 (ben cinque) partiti, e le tentano tutte per guadagnarsi consensi. C'è grossa crisi, nella vecchia Ikhwan, si stava meglio quando si stava peggio, eh?


E mi sa che gli USA non sanno più che pesci pigliare, dopo che avevano individuato proprio nei Fratelli Musulmani gli interlocutori più appetibili del panorama egiziano attuale . Di sicuro non i salafiti (che sono pure pochi, solo che ora sono visibili, prima no, nascosti nelle piccole moscheucce di campagna - continuo a ripeterlo), di sicuro non i ragazzi di Tahrir (troppo rivoluzionari, troppo autonomi, troppo democratici), di sicuro non i militari (come si permettono di rifiutare gli aiuti della Banca Mondiale e dell'FMI?)

In tutto questo, una blogger sempre aggiornatissima ci elenca i punti del progetto di legge elettorale.
Non mi piace un granché, a parte la possibilità di votare con la carta d'identità e l'abbassamento dell'età per la candidatura all'assemblea popolare da 30 a 25 anni. Molte cose non chiare, come l'abolizione delle quote rosa (ma l'obbligo di almeno una donna in ogni lista - ?), o la possibilità di voto per i residenti all'estero, per non parlare dell'abolizione degli slogan religiosi (vecchia guardia e comportamento da struzzo) e del rifiuto degli osservatori internazionali come rifiuto alla sovranità (ehm...). Staremo a vedere.


Nel frattempo, dove si sta bene e si gioca a Monopoli con gli USA c'è chi pensa a tutt'altro, come per esempio Hamad, che modifica il corso delle acque perché il suo nome sia visibile dallo spazio.
Queste sí che sono priorità.

Oppure, ancor peggio e di italica reminiscenza, c'è chi progetta un ponte sul Mar Rosso per arrivare direttamente in Arabia Saudita.

A me sembra che gli unici a capire qualcosa del mondo sono proprio qui

mercoledì 13 luglio 2011

Tawazon

Prima di tutto grazie alla mia socia Marghe, lo spirito Apollineo di questo blog, che mi tiene aggiornata sugli avvenimenti del mondo / che sono condannata irrimediabilmente a perdermi.
E' anche il mio personale spirito Apollineo, per dirla tutta.

Come sempre vorrei scrivere qualcosa di serio, ma poi divago. Prossimamente lo farò, giuro/wallahi. Oggi nello specifico l'ennesima mezza giornata passata su treni regionali che col caldo si guastano manco fossero bignè alla crema (non sanno far funzionare in modo decente i regionali ma vogliono la TAV), mi ha stressata parecchio. Ho bisogno di recuperare equilibrio.



Khyam è nato in Siria nell'81 (ha solo un anno più di me), da genitori iracheni. nel '90 si è trasferito a Londra. Resonance/Dissonance è il suo primo album. maggiori informazioni

La musica, in generale, è magica, su questo penso possiamo essere tutti d'accordo. Ci sono brani che amiamo follemente, altri che odiamo istintivamente e non riusciamo proprio ad ascoltare. Alcuni sono addirittura in grado di influenzare i nostri stati d'animo, la percezione della realtà che ci sta intorno (penso al buco nero che mi stava per risucchiare l'altro giorno, solo per aver sentito pochi secondi di una canzone il cui messaggio, arrivato dritto alla base del mio stomaco, era più o meno "I can't make you love me if you don't"/yes, I know/ colpa dei blue devils. le parole giuste al momento sbagliato).

Ciascuno di noi ha uno o più strumenti con cui è in sintonia. L'oud mi fa vibrare.

Riesce a far suonare le mie corde interiori, al punto che sono quasi in grado di sentirle anche io.



lunedì 11 luglio 2011

Sapore di Nubia



Sono un po' schifata ultimamente. Da alcuni italiani che parlano d'Egitto, da alcuni egiziani che parlano d'Italia, da alcuni italiani che parlano d'Italia e da alcuni egiziani che parlano d'Egitto.

Beh, anche da molte altre parti dell'umanità, a dire il vero, ma non ci allarghiamo.

Oggi, pero', ho il sapore di Nubia, una regione che non ho ancora visitato, ma che ho respirato attraverso i racconti dei meravigliosi nubiani della diaspora che ho la fortuna di conoscere.

Da turista con la puzza sotto il naso della serie io-viaggio-solo-con-lo-zaino-odio-i-villaggi-tanto più-se-con-animazione-non-mi-parlate-di-visite-guidate al primo spettacolino di danza nubiana in hotel mi sono fiondata nel primo negozio di musica a comprare 5-dico-5 cassette (ah ah, chissà dove sono) cantando i vari motivetti al divertito negoziante.

Poi, com'è come non è, nella vita non si può mai dire e coi nubiani mi sono anche imparentata, ma la cosa davvero bella è che finalmente qualcuno mi ha insegnato i fondamenti della danza nubiana!!!!!!!!!!!!

Ballate con me ;)





Ali Hassan Kuban: il "Capitano" o il "Padrino" della Nubia




Hamza el Din, un'istituzione internazionale della musica nubiana. Non ballabile, ma meditabile :)




Commovente free-style telefonico tra Karam Mourad, nipote di Hamza el Din (vedi sopra), e l'anziano fratello di Mohamed Mounir (vedi sotto), il nubiano più pop e glamour che c'è




Mohamed Mounir, altrimenti detto "El Malek" (il re)

giovedì 30 giugno 2011

Egitto. Non solo la piazza Tahrir del tg


La maggior parte del mio tempo libero lo passo con uno strano hobby: cerco notizie sul web di un paese in evoluzione, dove, miracolosamente, dopo il 25 gennaio 2011, nessun giorno è uguale all'altro.
Un paese che è stato la culla della civiltà, ma che poi si è un po' ripiegato su se stesso, salvo poi dimostrare una superba posizione eretta grazie al vento della primavera araba.

Era da tanto che i media italiani non si occupavano d'Egitto, fino agli scontri nella ormai famosa piazza Tahrir di questi giorni. Scontri di cui io non parlero', perchè c'è chi lo fa molto meglio di me qui e qui.

La cosa cozza con l'insistente passaggio dello spot di promozione del turismo in Egitto. Mi immedesimo nell'italiano medio1: "ah vedi, pubblicizzano l'Egitto, ma il Mar rosso è in Egitto? ma Siarm el Sieík è in Mar Rosso? Ah ecco, si', allora possiamo prenotare, evvai!!! Speriamo che lo Smaila's sia aperto e inviti la Canalis ora che è single". O nell'italiano medio2, meglio conosciuto per quello-che-ne-sa-a-pacchi: "Ah vedi, pubblicizzano l'Egitto, staranno morendo di fame, col casino che hanno fatto. Figurati se ci vado, non si sa mai quello che potrebbe succedere!". O nell'italiano medio3, cioè italiano medio1 a seconda ripresa: "Ma allora Siarm el Sieík non è in Egitto? E quindi posso andare allo Smaila's sperando che invitino la Canalis ora che è single, tanto il Cairo non è sul Mar Rosso, no?" A questi si potrebbe aggiungere anche l'italiano medio4, che crede che le piramidi siano a Sharm el Sheikh , ma potrei continuare all'infinito.
In realtà riesco molto bene ad immedesimarmi anche nell'egiziano medio che aish barra (vive all'estero), che ritiene che nel suo paese la situazione non sia sicura, che oramai basta, la smettano di scendere in piazza, mubarak è caduto, vogliamo i turisti, che pensano che i suoi compatrioti sino dei trogloditi, che si stava meglio quando si stava peggio... etc.

Come dicevo, pero', non voglio parlare di piazza Tahrir - la rivoluzione che continua, ma vorrei portare l'attenzione dei  lettori (tre, considerando che mia mamma è in ferie) su quello che l'Egitto sta vivendo, oltre ai chiarissimi eventi degli ultimi giorni e all'evidente crisi economica che impera.

- i Fratelli Musulmani si sono divisi in diversi partiti: sono arrivati a 5. Forse non erano poi cosi' coesi ed organizzati come sembrava...

- per la prima volta, gli sciiti non vengono picchiati ed arrestati durante una loro festività. Tanto per dire che c'è chi nel mondo si impegna nell'ambito della tolleranza religiosa

- Nilo: il vecchio Mubarak, nella sua sfavillante politica estera con ricchi premi e cotillons, si era dimenticato di un piccolo dettaglio: l'acqua. eh, hai detto niente... l'Egitto, se non si dà una mossa, rischia di essere surclassato da paesi dell'africa nera a cui, evidentemente, si era sempre ritenuto superiore. Ocio, che se ti fregano l'acqua, poi son dolori! Ma la mossa l'Egitto se la sta dando, e dopo 25 anni di rapporti inesistenti, il Primo Ministro Essam Sharaf è andato in visita in Etiopia. Non è una cosa da poco.

- I rappresentanti di 3 chiese copte e molti attivisti copti in egitto hanno respinto la richiesta di protezione internazionale fatta da alcuni egiziani copti al congresso USA, con un linearissimo "i copti sono sotto la protezione dello stato egiziano e musulmani e cristiani in Egitto sono sotto la protezione di Dio, che ha nominato l'Egitto e il suo popolo sia nel Corano, sia nella Bibbia". Che altro dire, se non che dovremmo imparare l'amor di patria da chi è abituato a crescere insieme?

- l'Egitto ha rifiutato i prestiti dell'FMI e della Banca Mondiale, evitando di rimettersi nelle mani dei potenti. Il FMI e la Banca Mondiale sono stati duramente criticati anche durante la rivoluzione, poiché visti come strumenti per fare dell'Egitto un burattino manovrato dalle potenze occidentali. Secondo il Ministro delle Finanze Samir Radwan, l'Egitto non ne ha bisogno, ce la farà con le sue proprie risorse. Chapeau. Peccato solo quei regalini da Qatar e Arabia Saudita... paesi che non mi sembrano esattamente filantropi, ma tant'è, non è da tutti una decisione simile.

Sinceramente, invece che dissuadermi, tutto questo fermento esercita su di me una forza gravitazionale ostacolata solo dal piccolo dettaglio della mancanza di ferie.