venerdì 19 settembre 2014

Buonista: il nuovo insulto

Sotto tutti gli articoli che parlano degli sbarchi dei profughi o dei problemi logistici ad essi legati leggo odio. Puro, semplice, gratuito. Fine a se stesso e non giustificato.
Mi sorge una domanda esistenziale. 

È tutto vero o è la forza dello pseudo anonimato di internet a farlo sbocciare?
Provate a entrare nei profili di chi propaga odio: di solito sono grandi amanti degli animali. Metterebbero nei forni interi Cie, ma lottano fino allo stremo per salvare un coniglio già in fin di vita.
La connessione ancora non l'ho capita e quello che capisco ancor meno è perché scegliere un solo animale a favore di centinaia di esseri umani. Io salverei tutti, potendo. 
Ok, lo ammetto. Mi sembra più meritevole il salvataggio di centinaia di profughi anziché la mobilitazione per un singolo animale, ma ognuno ha i suoi limiti. 
Non sono più intelligente di loro (beh, forse un po'), e, come loro, non ho la soluzione al problema. Sono umana, però, e compassionevole nei confronti degli esseri viventi. Tutti. Ok, escludiamo le zanzare.

Mi sembra di vivere perennemente in un reality, dove per sopravvivere bisogna eliminare un altro. Se salvo uno non posso risparmiare anche l'altro. L'altro deve pagare, e la sua sconfitta è onore e gloria per il salvato e il salvatore.




Quando mi parte l'embolo e decido di lottare contro i mulini a vento, mi mandano in Africa insieme a tutti i miei amici buonisti.
Se si parlava dei posti letto dedicati ai richiedenti asilo in una cittadina di provincia, mi si chiede perché non penso agli italiani che si tolgono la vita per la bancarotta. Ecco. Di solito mi ritiro, a questo punto. Non discutere mai con un idiota, ti fa scendere al suo livello e di solito ti batte con l'esperienza. Lo so, avevo detto di non essere più intelligente di loro. Bugiarda.

"Meglio razzisti che buonisti del cazzo"

È il nuovo leitmotiv ad ogni obiezione. Accompagnato all'accusa di ipocrisia.
Si augurano la morte dei negri di merda, convinti di essere nel giusto.
Se in tutta calma e serenità gli si prova a dire che dovrebbero vergognarsi a dire certe cose e sicuramente non sarebbero molto felici se qualcuno si augurasse la loro, di morte, via di improperi a braccio.



L'insulto non insulto che va per la maggiore è "buonista", o più enfaticamente "buonista del cazzo".
Ora, io non sono famosa nel mio entourage per essere "buona", né tantomeno "buonista". E mi guardo bene dall'apparire tale. Anzi, sono piuttosto intollerante. Acida. A tratti arrogante. Nei confronti di situazioni, atteggiamenti, persone brutte dentro e dal cervello piccolo. Sono sicura che all'interno di un barcone con 200 
profughi ne troverei simpatici 10, ma non vedo perché dovrei consegnare agli abissi gli altri 190.
Così come salverei da morte certa anche chi invoca il ritorno di Mussolini o la reistituzione dei forni crematori. A patto che stessero zitti durante l'operazione di salvataggio, of course.

Non è buonismo, è umanità, è senso civico, è semplicemente utilizzare un paio di neuroni in più nel cervello.
Perbacco, avete fatto incazzare pure Fazio!



domenica 7 settembre 2014

Quando una ragazza cammina da sola al Cairo

Ogni tanto (giustamente) si ritorna sul problema delle molestie sessuali in Egitto.

Tra le altre cose, è stato fatto in modo magistrale nel film Cairo 678.

Ora una ragazza americana di origini egiziane fa un video sull'insicurezza che si prova in una semplice camminata al crepuscolo su uno dei ponti principali del Cairo.


Mi fa un po' ridere il fatto che non si senta sicura.

Kasr el Nil collega il cuore della città, l'ormai celeberrima piazza Tahrir, con l'isola di Zamalek, uno dei quartieri più posh della metropoli.

Oltre ai ragazzini che vengono filmati (e scelti con sapienti tagli), la ragazza sicuramente incontra venditori ambulanti, famiglie che passeggiano e coppiette che tubano. Se fosse notte fonda in un vicolo di un quartiere malfamato ok, mi sentirei insicura pure io (anche se è raro che a una straniera capiti più di una mano morta - anche se assolutamente non giustificabile, ovvio), ma lì, all'ora del tramonto, che per l'Egitto è l'ora di punta visto che fa un po' meno caldo... ma dai.

Quegli sguardi sono sguardi che ogni ragazza, e ancor di più se occidentale, riceve quando cammina. Fanno sentire in imbarazzo, fanno innervosire, ma, personalmente, non mi fanno sentire insicura.
Mi ricordo quando al liceo odiavo i militari: non si poteva passeggiare tranquillamente per il centro senza che sguardi lascivi  o apprezzamenti più o meno galanti ti facessero sentire una vacca al mercato agricolo.
O gli sguardi lascivi ricevuti a Colombo. Per non parlare di quelli in spiaggia a Gaeta.

La ragazza è americana, e sicuramente negli Stati Uniti nessuno ti guarda in quel modo, quindi si può sentire aggredita, o invasa, non lo metto in dubbio. Mi è anche venuto in mente che possa trattarsi di quello che gli inglesi chiamano "humblebrag", che potremmo tradurre come "falsa modestia", anche se non ne coglie tutta la sfumatura. Ma non voglio fare la solita acidona.

Aggiungo, inoltre, che in quei paesi ti guardano così anche le donne (se non peggio. Tutti gli amuleti antimalocchio che mi sono stati regalati sono per proteggermi dalle donne. Lo so). Sono tutti curiosi come delle scimmie e vogliono sapere da dove vieni, cosa fai, guardare come ti vesti etc.

In Egitto il problema delle molestie sessuali è piuttosto diffuso, e la ragazza, probabilmente, voleva fare la sua denuncia. A me fa solo ridere. Poteva impegnarsi di più. Fossero quelli i problemi del Cairo sarebbe una città all'avanguardia.

Si tratta di una società repressa in cui spesso il sesso viene dopo il matrimonio, che con la crisi viene rimandato sempre più frequentemente verso i trent'anni. Nel contempo, sono bombardati da immagini sessuali a manetta: nonostante la dittatura, la censura del porno è pressoché inesistente. Aggiungi un temperamento focoso, la scarsa alfabetizzazione, la mancanza di controllo delle nascite, e il gioco è fatto.

C'è molto lavoro da fare a partire dall'interno della società, e un video del genere non fa che denigrare una fascia sociale che magari è totalmente innocua: ragazzi a malapena ventenni, della Cairo "bene" che sono usciti a fare le vasche per cuccare.

Perciò, no, grazie, non lo ritengo utile per la lotta alla causa.