martedì 15 settembre 2015

Il senso di Bruxelles per l'aperitivo

Ora.
Che io sia una noiosa vecchia babbiona si sa. Che preferisca il divano alle luci della ribalta è ormai assodato.

Ma.
Fino a prova contraria, anzi, mio malgrado, vivo in società. Mi dicono che in società uno debba più o meno socializzare altrimenti pare brutto.

E quindi.

Vengo da una terra in cui l’aperitivo è insito geneticamente. Tatuato nel DNA. Uno nasce e si fa l’aperitivo. Non serve organizzarlo, l’aperitivo semplicemente accade. Senza annunci né inviti su Facebook. Non si nomina neanche, perdinci. Si fa. Ci si incontra, si fanno due ciacole e il bicchiere si materializza in mano insieme a olive, patatine e cicchetti vari. 
I cicchetti sono una conditio sine qua non. Mai sentiti? Grave, molto grave. 

Al massimo, ma proprio al massimo, si articola un “se femo un spritz”. Oppure si legge nel menu la dicitura “aperitivo della casa”, dove espleta le sue funzioni come da origine etimologica [dal lat. mediev. aperitivus "che apre la via per l'eliminazione", der. di aperire "aprire"; nel sign. 2 è dal fr. Aperitif - grazie Treccani].


Questa foto di Al Botegon è offerta da TripAdvisor 

Altrove l’aperitivo è fashion. Mi dicono che a Milano viene abbreviato in “ape”. Un minuto di raccoglimento, per favore. Quando ero a Milano lo usavo come cena. 5 euro per un drink e un buffet di qualità opinabile. Che però riempiva la pancia. Sempre più trendy della Caritas.

Qui a Bruxelles non è che siamo messi molto meglio. L’aperitivo è un avvenimento tale per cui se non crei un evento su Facebook non sei nessuno. Tenetevi forte, perché se il milanese “ape” è terribile, il brussellese apéro (pronunciato aperò) e uno scandalo, soprattutto dovuto a quanto segue. Lo spritz, l’emblema dei precena di ognuno di noi nato nella patria del Prosecco, qui viene considerato un cocktail.

Un. Cocktail.

Con il prezzo da cocktail!!!

Ovviamente è soggetto a happy hour, come ogni altro cocktail che si rispetti.
Aiuto.

Anche tralasciando questo scempio a un patrimonio dell’umanità, l’aperitivo belga, pardon, l’apéro, consiste nel bere qualsiasi cosa ti capiti sotto tiro fino a che a) non perdi i sensi b) non finisci i soldi c) non ti scoppia la vescica. Spesso si sta in piedi. Fuori. Anche d’inverno. Non si mangia durante l’apéro, il che ha anche un suo perché, considerando l’apporto calorico dell’alcool. A meno che non si opti per l’Aperitivo Milano, per il quale vedi sopra, sostituendo i 5 euro con i 9, mi pare, non so, non frequento.

E comunque, mi dicono dalla regia che incontrarsi per un aperitivo è in voga anche in suolo veneto. Non c’è più religione.

martedì 24 febbraio 2015

Hennanight goes to Turkey


Mi aspettavo una Cairo europeizzante. Ma, all’arrivo, la fila per il taxi fuori dall’aeroporto era più che mai ordinata e con relativo ed efficiente coordinatore. Autostrada grande e bella, fabbriche e uffici ultramoderni ai lati. 

Ma come? E l’atmosfera orientale dov’è? Questa è Europa nuda e cruda!

Subito smentita dalle schivanee (andatura a zig zag, nella mia lingua padre) allucinanti e ballerine (nel senso che ballava alle canzoni electro-bellydanceggianti della radio) del tassista. Sorpassi a destra, sinistra, sopra e sotto, l’importante è arrivare a destinazione nel più breve tempo possibile. Mannaggia a me che non ho comprato l’amuleto occhieggiante già in aeroporto. Faccio gli scongiuri in tutte le lingue e religioni che conosco. Ogni tanto chiudo anche gli occhi, meglio non vedere.


Arrivo in hotel, è un super hotel e non c’è niente da dire, con questa atmosfera tra la tradizione e il design che tanto mi piace. Ok, lasciatemi pure là.


Stanza con vista: Ponte del Bosforo

Istanbul è una città che va scoperta, le aspettative sono sempre sbagliate. Piano piano ti entra dentro e lì rimane. Non è Europa, non è Asia, non è Oriente.


Ponte di Galata e Moschea Yeni

Ho sbagliato, mi aspettavo una Cairo più lussuosa, dicevo. Ma non c’entra niente. Perché proprio Il Cairo? Perché, pure essendo una metropoli difficilissima, la amo e dove ti giri c’è sempre qualcosa di ottomano, quindi nella mia superficialità di non lettrice a priori, ma a posteriori (preferisco farmi sorprendere, non mi preparo mai un viaggio nei dettagli), pensavo le similitudini balzassero agli occhi.
No, questa è una città pulita, orgogliosa, superba. Accogliente nei suoi siti turistici e nei suoi ristoranti come negli atteggiamenti delle persone.



Un incontro di culture, lingue, paesaggi, perfino. Asia ed Europa in un colpo d’occhio. Un mix di religioni molto intrigante nel museo di Hagia Sophia, una chiesa poi diventata moschea e oggi museo, così come in strada, dove l’ateismo si mischia con l’ortodossia in modo naturale e indolore.


Hagia Sophia

Hagia Sophia

Hagia Sophia

Non mi soffermo nemmeno a descrivere quanto bene si mangia, anche nella più impensabile bettola. Il  piacere che si prova ad entrare in un souq... no, pardon, bazar, dove nessuno ti strattona per un braccio né ti manda a quel paese se tiri dritto. La frustrazione, in gita in traghetto sul Bosforo,  nel rendersi conto che in 3 giorni si è visto un centesimo di quello che la città offre. Il divertimento nell'incontrare un tassista iper-scaltro che per evitare le immancabili congestioni dell’ora di punta ci fa scoprire una miriade di nuovi quartieri che muori dalla voglia di poter visitare.


Panini al pesce - Eminönü

Bazar egiziano (e ti pareva), o  bazar delle spezie

Chay e baklava al Grand Bazar

Da turista neofita, non potevo non visitare la celeberrima Sultanhamet Camii, meglio conosciuta come Moschea Blu e il famoso palazzo Topkapi. Entrambi valgono la lunga, lunghissima fila, tipica del weekend o dell'alta stagione.
Vale la pena anche pagare il biglietto d'ingresso separato per l'Harem [e qui faccio fatica ad accettare l'apostrofo, visto che la h è aspirata, ma l'italiano me lo impone. Divagazione linguistica] per soddisfare tutte le nostre immagini orientalistiche (veli, odalische, danze del ventre, orgette più o meno osé) o alimentare le nostre idee femministe (donne recluse, controllate da eunuchi, usate dal principe/sultano padrone, comandate dalla regina madre superiora). Oppure per ammirare lo stile architettonico e decorativo dell'epoca. Immenso.

Sultanahmet Camii

Sultanahmet Camii

Harem,  Paalazzo Topkapi

Concludo con la prima e ultima tappa. La Cisterna Basilica, creata da Giustiniano nel 532 come riserva d'acqua per il palazzo Topkapi, e un caffè che campeggia sul desktop dei computer di tutti i miei compagni di viaggio.

Cisterna basilica



domenica 8 febbraio 2015

La Signora


Un breve post per ricordare la Signora, nei giorni scorsi si è celebrato l'anniversario della sua scomparsa avvenuta nel 1975. Per l'Egitto lei è stata forse più importante di Nasser. Figlia dell'imam di un villaggio del delta del Nilo, è diventata la "Stella d'oriente", Kawkab as-sharq.
La sua voce continua a farci compagnia, con la sua poesia, come se il tempo si fosse fermato.
La sua storia ve la faccio leggere qui: Umm-Kulthum, o comunque si trova di tutto sulla rete, compresi pettegolezzi vari sulla sua vita privata, inclusa la sua presunta omosessualità. Aveva un carisma unico, continuano ad amarla tutti.  

"Sentii la musica arrivare dal salone, ci andai. Ana Bintizarik, 'ti ho aspettato', la sua voce sconvolgente, viva, maturata dal tempo. 'Mi hai lasciato il fuoco nelle vene / ho posato la mano sulla guancia / e ho aspettato / ogni secondo della tua assenza. / Avrei preferito non amare". Lo stavo facendo, aspettare ogni secondo. Lei, lo aveva sempre fatto, mi ero sposato, c'era il mio fuoco nelle sue vene, la poesia era di Bayram ma i versi erano rivolti a me"...




Leggete "Ti ho amata per la tua voce", di Selim Nassib, edizioni e/o.