martedì 29 maggio 2012

Di che morte morire





Questa vignetta di Carlos Latuff esprime molto bene la situazione politica egiziana: al ballottaggio presidenziale ci saranno Mohamed Morsy, dei Fratelli Musulmani e Ahmed Shafiq, il cui idolo è Mubarak.

Ora gli egiziani dovranno solo scegliere di che morte morire.

A farla tragica.

A voler trovare il bicchiere mezzo pieno, si può dire che le ideologie rivoluzionarie avrebbero vinto se si fossero unite in meno candidati (anche se, per amor di verità, bisogna ricordare che il vero rivoluzionario purista non è andato a votare, considerando il sistema elettorale corrotto e da riformare costituzionalmente). Basti pensare che il terzo classificato, Hamdeen Sabbahi, ha ottenuto il 20% dei voti, e in roccaforti islamiche quali Cairo, Giza e Alessandria.

Come raccontato benissimo nel blog in 30 secondi, a posteriori fa quasi ridere il grande successo del primo dibattito televisivo "all'americana" tra Amr Moussa (ex segretario generale della Lega Araba) e Abu el Futuh (strano personaggio ex Fratello Musulmano, sostenuto da salafiti, liberali, laici, anche copti), considerati i due favoriti.

Non voglio fare la complottista a tutti i costi, ma sembrerebbe una mossa per sviare l'attenzione dai candidati che, alla fine della fiera, sono risultati i due vincitori e gli interlocutori perfetti per l'occidente. Shafiq per continuità storica, data la sua adorazione per l'ex raís, e Morsy perché, come spiegava il sopracitato blog già un anno fa, i Fratelli Musulmani "sono il referente naturale delle amministrazioni americane perché altri soggetti sono o troppo deboli (i cosiddetti “liberali”) o troppo in conflitto con gli interessi americani", e perché "il potere dei Fratelli Musulmani assicurerebbe, più o meno, lo stesso genere di “stabilità” che c’era con Mubarak. Con un surplus di globalizzazione, che a Washington non fa per niente schifo".

Parlo con tanti egiziani, e sento molti punti di vista: quello degli elettori di sinistra, che votano Sabbahi, quello degli ossessionati dal problema della sicurezza, che votano Shafiq, quello dei fissati con la religione che votano Abu el-Futuh. Alla fine non sono gli integralisti a votare per Morsy, sono i leghisti. Lo so, sembro pazza, ma di carroccio me ne intendo, modestamente vengo da un bacino elettorale leghista di tutto rispetto, oltre che ultimo baluardo degli ultimi singhiozzi del partito. Insomma sono uguali: creduloni, ex comunisti molto spesso, religiosi quando gli pare, interessati al ritorno economico, xenofobi di convenienza, etc.

Togliendomi le vesti da complottista, sono un po' arrabbiata con gli egiziani: mi aspettavo un'affluenza alle urne molto più copiosa. Che cosa mi rappresenta questo 43% degli iscritti alle liste elettorali (50 milioni sugli 80 milioni aventi diritto)? Ya ragel!

Non sono sconvolta per il successo di Morsy (anche se mi dispiace), perché so bene dove si stava dirigendo l'Egitto da molti anni a questa parte, un po' in contrapposizione al regime mubarakiano, un po' in reazione alla crisi economica, un po' come conseguenza delle mancate riforme sull'istruzione, considerando anche che i Fratelli Musulmani, pur essendosi divisi in varie fazioni, sono l'unica forza politica in grado di costituire un partito vero e proprio, sia dal punto di vista organizzativo, sia da quello monetario. Sono allibita dalle preferenze accordate a Shafiq, proprio come Baraem nel suo blog.

I voti degli egiziani all'estero sono stati, invece, molto interessanti. Bassa affluenza comunque, perché evidentemente la registrazione online non era facile per tutti. In ordine di preferenza, i risultati sono stati: Mohamed Morsy, Abu el-Futuh, Hamdeen Sabbahi, Amr Moussa e Ahmed Shafiq. Morsy vince anche all'estero, emblema della proiezione politica dell'egiziano medio all'estero: i Fratelli Musulmani sono quelli che portano avanti la loro identità religiosa, che coincide con quella sociale (e purtroppo, ora, anche politica) e conferisce loro legittimità come individui e come comunità; i Fratelli Musulmani sono quelli che, assieme alle loro rimesse, hanno aiutato e dato fiducia alle loro famiglie, andando porta a porta a fare propaganda e a regalare generi alimentari. Gli egiziani e il mangiare, si sa, sono un po' come gli italiani e il mangiare. Inscindibili.

Shafiq non ha avuto particolare seguito all'estero, ma la pubblicazione dei risultati prima delle elezioni in Egitto ha, a mio modesto parere, influenzato il voto del già influenzabile egiziano nei confronti di Morsy. E anche questo mi fa un po' pensare a manipolazioni o brogli (già denunciati) da parte del regime.

In conclusione, propongo l'immagine che ho io dell'Egitto e degli Egiziani nell'ultimo periodo. Non prendetevela a male, è pieno d'affetto.

domenica 20 maggio 2012

ولما بتبعد انا بتونس بيك

Un veloce post perché lo scorso giovedì si è spenta una delle mie voci preferite, e non mi riferisco a Donna Summer.

E' morta Warda, al Cairo, all'età di 73 anni. 

Le emozioni le lascio esprimere ai suoi brani, tanti. Qui ne inserisco solo due, tra quelli a me più cari. 
Per chi la conoscesse poco qui sotto riporto qualche informazione che, per velocità (in questo periodo sono più nomade del solito, costantemente in debito di tempo e ossigeno...), copio e incollo dalla rete:
"adulée pour sa puissante voix et ses chansons d’amour, la chanteuse Warda al-Jazaïria, est décédée jeudi d’une crise cardiaque à son domicile du Caire. La «Rose algérienne» était connue dans tout le monde arabe pour ses chansons patriotiques durant la guerre d’Algérie. Née à Puteaux en 1939, de père algérien et de mère libanaise, Warda commence sa carrière à Paris dans un établissement appartenant à son père. Elle reprend alors les chansons des plus grands, Oum Koulsoum, Mohamed Abdelwahab et Abdelhalim Hafez. C’est ensuite seulement qu’elle interprète des airs composés par Sadeq Thuraya, son mentor tunisien. Connue dans le monde arabe pour ses chansons patriotiques durant la guerre d’Algérie, Warda doit quitter la France en 1958. Elle se réfugie à Rabat, puis à Beyrouth, et commence à travailler en Egypte. Elle y collabore avec des grands de la musique, comme Abdelwahab. Après l’indépendance de l’Algérie, elle retourne au pays et se marie en 1962. Mauvaise idée! Son époux l’interdit de travail. Ce n’est qu’en 1972 qu’elle reviendra au micro, sur l’intervention expresse du président Boumedienne. Peu après, Warda s’installe définitivement en Egypte, où elle interprète quelques-unes de ses chansons les plus connues et joue dans plusieurs films. Elle atteint l’apogée de sa carrière après sa rencontre avec Baligh Hamdi, compositeur de renommée, qui devient son époux. Warda a alors d’innombrables d’admirateurs. Avec plus de 300 chansons, cette diva de la chanson d’amour a logiquement vendu plusieurs dizaines de millions d’albums. Son apothéose sur scène remonte à 2009, alors qu’elle a 70 ans. Un concert à Rabat réunit plusieurs dizaines de milliers d’auditeurs". 

mercoledì 2 maggio 2012

Intolleranza ortografica

A discapito dei miei post peace and love e volemose bene, divento sempre più intollerante.
Non sopporto alcune persone che mi stanno intorno, altre che mi guardano di soppiatto e non favellano (o favellano alle spalle), altre ancora che parlano anche troppo e gradirei installassero un filtro tra il cervello e la bocca.
Ultimamente, però, non sopporto nemmeno quando alcune persone comunicano per iscritto.
Non sono un genio né della grammatica né dell'ortografia, anzi, digito con una tastiera azerty e spesso, per pigrizia, metto gli apostrofi al posto degli accenti (e spesso me ne scuso con l'interlocutore). Uso espressioni colloquiali, collego parole che andrebbero staccate, gioco un po' con la lingua. So di farlo con cognizione di causa e licenza poetica (embeh? questo posto è mio e me lo gestisco io e me la tiro pure. Ah, come sono antipatica), ma le regole base cerco di non dimenticarle. Però voi, miei compatrioti residenti in patria, dotati di tastiera pc italiana, perché non prestate un minimo di attenzione?
Perciò ecco che, con arroganza e supponenza, mi permetto di rilevare gli errori più comuni che vedo in giro e urlare così il mio amore per la lingua scritta. Tralascio la consecutio temporum e i congiuntivi, troppo complessi come argomenti da trattare in un blog che si chiama hennanight ;)
Mi concentro sui casi più eclatanti e che mi fanno l'effetto del gesso che fischia sulla lavagna, non so se rendo l'idea.
  • Qui e qua (e nemmeno quo, in effetti :D ) non si accentano.
  • Fa, a meno che non sia imperativo, non vuole l'accento
  • Sto, sta, do, so e va non si accentano. Va' e sta' all'imperativo si scrivono con l'apostrofo e non con l'accento.
  • di egli dà si accenta per non confonderlo con la preposizione da.
  • Il affermativo vuole l'accento.
  • pronome riflessivo vuole l'accento, che si può omettere se è seguito da stesso (se stesso) e non va assolutamente usato nel caso sia una congiunzione.
  • Un po' vuole l'apostrofo, non l'accento.
  • Qual è si scrive senza apostrofo.
  • Il tè e una bevanda, mentre te è pronome, che non si usa mai come soggetto (es. sbagliatissimo "come stai?" "bene, e te?")
  • Dopo un seguito da una parola che inizia per vocale ci va l'apostrofo solo se la parola seguente è femminile. Se è maschile, niente apostrofo. Es.: un amico, un'amica).
  • IO-IA doppia z non ci va, come insegnava la mia maestra delle elementari (es. eccezionale, non eccezzionale; poliziotto, non polizziotto)
  • Da quando ero piccolo, non da quando sono piccolo
  • Donne incinte, non donne incinta
  • Piuttosto che è sinonimo di invece di / invece che, non di oppure.
  • Gli ho detto va bene al maschile, ma al femminile si usa le ho detto.
  • Vi prego, infine, attenzione a ha/a, hanno/anno, e/è.
Avete dei dubbi? L'Accademia della Crusca è lì (con l'accento) per voi.

martedì 1 maggio 2012

Musiqa per le mie orecchie...

Periodo di cambiamenti, grandi e piccoli, spostamenti, traslochi, migrazioni, vento, pioggia, sole non pervenuto ma pazientemente atteso.
Raíces y alas. Pero que las alas arraiguen y las raíces vuelen.

Una melodia in testa.
Sia benedetto internet che da una piccola frazione di un piccolo paesino della provincia di Varese ti consente di percorrere in lungo e in largo il globo, e di scoprire gioielli nascosti alla base di quell'arcobaleno che ancora non si vede, ma c'è, carico di tutte le sfumature pensabili e non.
Allora trovo questo video, un po' per caso, di una canzone sentita 'live' anni fa eseguita dall'amata voce di Nabil Salameh (Radiodervish), è anche ghost track di qualche loro album, non ricordo bene quale. 
Si tratta della versione di 'Ala tariq 'aitat degli Sharqa band which was formed back in the beginnings of 2006 in Amman, in an attempt to modernize and develop oriental music in a way that would preserve the music’s authenticity, yet, give it a fresh and new sound. With some of the best musicians in the region, and two vocalists (Male & Female) who beautifully sing Arabic pieces of lyrics and poems by some of the world’s prominent writers-.
Eccola, che ne dite?




Poi scopro Eka3:
eka3 is the regional organization dedicated to quality Arabic music; music that grabs your attention, moves your senses, and provokes your thought. Whatever the genre may be, we seek the original, the rich, and the Arabic. Our services include music direction, album production, event creation, artist booking, music licensing, and we operate out of Cairo, Beirut, Amman, and Ramallah.
Throughout our network of teams we have also become the first and only regional distributor dedicated to quality music, working closely with a daily-growing list of outlets of all shapes and forms to optimize the sales process and yield maximum output to our diverse list of partners, including Arab artists in the Middle East & abroad, as well as labels.


Curiosate un po' sul sito, si trovano cose davvero interessanti. Qualche esempio:

O questa, che adoro:





E ora che dire... buon 1° Maggio a tutti!!