Scelgo spesso l'occhio di
Horus come avatar.
Legami egiziani a parte, trovo che mi rappresenti abbastanza: sopracciglio
importante, occhio truce e/o assonnato, occhiaia
evidente valorizzata da un virtuosismo grafico (la fantasia non ha limiti).
Perché a una certa età è meglio liberarsi dei
complessi, anche i più duri a morire, e sfoggiarli, anzi.
Ora, che io
consideri sfoggiabili le mie due borse/occhiaie è un altro paio di maniche, ma
questo scritto vuole essere catartico, quindi ci provo.
Mi sono impegnata a voler loro bene. In tempi non
sospetti (leggi gioventù), in cui "saltavo i fossi par lungo" (cit.)
e la figaggine era all'ordine del giorno, non appena mi toglievo gli occhiali
suscitavo reazioni tipo: "miiiii, ma come sei sciupata! Hai
dormito? Sei stanca? Stai male?????"
E io che,
invece, sentendomi all'apoteosi dell'occhio ammaliatore, pensavo di mietere
vittime. Infatti, seminavo terrore, per continuare con la metafora agreste.
Gli occhiali sono quindi diventati la mia
coperta di Linus, non tanto perché coprano la borsa/occhiaia (ok, è troppo
lungo, la ribattezzo borsaia), perché, a ben vedere, la incorniciano ben bene,
ma perché distolgono l'attenzione dallo scempio, creano una barriera, che ne so,
fatto sta che si notano di meno.
Per tutta una
serie di motivazioni ben più auliche delle borsaie sono una alla quale
l'opinione della gente interessa ben poco, quindi non è tanto quello che mi
disturba. È che sono avara di parole e poco avvezza ai
commenti indelicati, ma soprattutto, sono ossessionata dall'immagine che vedo allo
specchio.
Lasciamo perdere il naso con la gobba, l'accenno
di doppio mento, il melasma che mi fa sembrare un camionista baffuto ogni volta
che penso sia nuvolo e non metto la protezione solare, l'asimmetria marcata che
rende ogni selfie un'impresa (e son problemi!), sono le borsaie il mio cruccio.
Non le sopporto, non le considero parte di me, mi sembrano un corpo
estraneo.
Siamo
all'anticamera della blefaroplastica,
insomma.
E invece no! Sdoganiamo
queste borsaie e portiamole con fierezza! (l'importante è essere convinti,
n.d.a.)
Non senza provare tutti i mezzi di
copertura possibili immaginabili. Nota bene, dico copertura e non coprenza
perché la coprenza non esiste! È tutto frutto delle menti bacate di chi le
borsaie non le ha!
Dall'intruglio più economico a quello
più costoso, con o senza siliconi, parabeni, filtri, malta, stucco e ghisa, non
c'è niente da fare. Loro ci sono, imponenti e imperiose, ad avere la meglio. Se
non addirittura evidenziate da qualche malcapitato pseudo-correttore, spuntano
inesorabili a fare bella mostra di sé. Sempre se non creano un pastone non
meglio identificato tra il cremoso e il polveroso evidenziando rughette che (ancora) non
esistono.
Le beauty blogger hanno un bello
scrivere nel consigliare impacchi col ghiaccio, camomilla, tè, cucchiaino
raffreddato in congelatore (con la mia fortuna mi estirperei uno strato di
pelle). Tutto ciò da fare rigorosamente la mattina prima di truccarsi con 27
prodotti diversi per: correggere il nero con correttore 1, uniformare al
colorito del viso e/o fondotinta con correttore 2, contrastare l'effetto ottico
dell'incavo generato dalla borsa con correttore 3 e poi fissare il tutto con
una cipria impalpabile. Gli altri 23 prodotti per completare il resto del viso,
of course.
Certo: ammesso che io abbia voglia di
alzarmi sette ore prima dell'orario consono per fare tutti questi trattamenti, non raggiungerò mai la maestria che mi
consenta di avere un aspetto sano e fresco sotto strati di melma.
Dopo tutti questi vaneggiamenti, non
sento nessuna catarsi, e penso che di Anna Magnani ce ne sia stata solo una.
Continuerò imperterrita a cercare il
mio correttore perfetto, o perlomeno, il meno peggio. O a sfoderare la mia
coperta di Linus.