mercoledì 13 aprile 2011

Bigotti di tutto il mondo, unitevi!


vignetta presa da
http://ladyradio.noblogs.org/category/vignette/

Leggo nel sito de Il Fatto Quotidiano un post del blog di Giulietto Chiesa, intitolato “Ma quanto siamo bigotti?” http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/04/06/quanto-siamo-bigotti/102558/ A sua volta, il post fa riferimento a un articolo di James Carroll, sull’International Herald Tribune del 5 aprile.

Il succo è: noi occidentali siamo bigotti e ignoranti. A causa della nostra ignoranza, dunque, riteniamo ciò che non conosciamo, l’islam, nel caso citato da Carroll , violento e pericoloso.
Non che il considerarci bigotti e ignoranti mi sorprenda, ma mi fa riflettere su quanto invece siamo simili, noi occidentali e loro, i temutissimi musulmani.

Il terrorismo è indefinibile da quanto è inconcepibile, ma veramente dobbiamo sprecare parole per dire che musulmano non significa terrorista? No, mi rifiuto, al massimo vi consiglio un film: “Il mio nome è Khan”. Guardatelo, è un po’ lungo, un po’ polpettone, ma molto bello, con quello stile tipicamente bollywoodiano che mi piace tanto.

Quello che mi fa ridere è che nel nostro bigottismo…no, attenzione, perché mi ci includo? Ma si’, non fa mai male mettersi in discussione (cosa che molti bigotti ignoranti non fanno, ma facciamo finta). Dicevo…quello che mi fa ridere è che nel nostro bigottismo non capiamo cosa significa seguire i precetti di una religione.

Abbiamo anteposto la dormita domenicale alla messa da talmente tanto tempo che la richiesta di costruzione di un luogo di culto ci pare un affronto al nostro amor proprio. Ci inalberiamo per la proposta di rimozione del crocefisso nei luoghi pubblichi e corriamo a difenderci dall’invasione islamica senza renderci conto che la richiesta era stata fatta da un’atea. Dimentichiamo le preghiere e appena sentiamo Allahu akbar ci aspettiamo di vedere un uomo con uno zainetto imbottito di tritolo. Siamo talmente perversi nel nostro bigottismo che consideriamo un musulmano integrato se beve alcol e mangia maiale.

Quindi…ci vogliamo ancorare alle nostre radici cattoliche perché? Per strizzare l’occhiolino ad atei, agnostici e apostati e dare di gomito a chi non rispetta i comandamenti della sua confessione? Beh, siamo dei personaggi interessanti.
Siamo religiosi o no? Quando siamo religiosi e quando no?
Non sto a tirare fuori il discorso della carità cristiana perché mi sembra talmente collegata all’accoglienza che mi annoierei da sola (e qui non mi viene in mente nessun film da consigliare), ma sono stanca di sentir dire che lo tsunami di tutti questi tunisini (?) lede la nostra comunità e tradizione cattolica.

Siamo così ancorati alla nostra religione da chiamare convertiti coloro che decidono di professarla appieno seguendone alla lettera tutti i dettami...uhm... Convertiti. Ma de che? Non siamo bene o male tutti nati e cresciuti nell’educazione cattolica?
Però va di moda. Eccome se va di moda. Faccio zapping per due domeniche di seguito e incappo in Domenica 5 che ha come ospiti prima Nicola Le Grottaglie che dispensa perle di saggezza su temi quali aborto, matrimoni gay, adozioni da single, astinenza sessuale, e poi Claudia Koll con Paolo Brosio che si lodano e s'imbrodano per l’acquisita illuminazione divina. Poi, quasi per caso, m'imbatto in questo articolo dell’Espresso http://espresso.repubblica.it/dettaglio/quanti-pallonari-in-nome-di-dio/2148714 dove scopro che Nicola Le Grottaglie non è solo nel mondo del calcio, ma è in ottima compagnia. Googlo un altro po’ e scopro che è un fenomeno davvero dilagante nell'ambiente televisivo.

Nulla da dire sulle scelte personali, ma mi lascia un po’ perplessa il contorno.

Soprattutto perché qui mi ricollego all’inizio, cioè a quanto simili siano i bigotti e gli ignoranti di entrambe le religioni prese in considerazione. Anche tra i musulmani, infatti, fa scalpore l’attrice che a un certo punto si ritira dalla professione e si mette l’hijab (velo che copre capelli e collo): viene invitata nelle trasmissioni e spesso si fa anche messaggera della “conversione”. Che cos’è l’hijab se non un simbolo di ostentazione dell’appartenenza religiosa? Un po’ come la croce tamarra di Povia che ancheggia a Ballando con le Stelle, forse addirittura meno trash.

Anche nelle moschee c’è moria di fedeli, anche nelle case nordafricane la tv la fa da padrona nel lobotomizzare le menti, anche nel mondo arabo si preferisce il centro commerciale alla preghiera diurna. Anche "da loro" un cristiano che non va a messa tutte le domeniche e che è in grado di dire As-salamu al-aykum è guardato con simpatia e con meno diffidenza.
Anche i musulmani, nelle loro scelte politiche e/o sociali, traggono legittimità dalla religione. Dovrebbe sorprenderci? Perché Democrazia Cristiana sì e Fratelli Musulmani no? Perché in Egitto ci sono anche molti cristiani, quindi sarebbe discriminante per loro essere governati da un partito fondato sulle basi di un’altra religione. E nel nostro occidente ci sono tanti musulmani, buddhisti, ebrei, induisti, seguaci di scientology e chi più ne ha più ne metta. Ma non son degni di essere considerati, no?

Perché non potremmo prenderci per mano e imparare l’uno dall’altro (faccio un po’ catechista, eh?) a costruire una struttura di sana convivenza e arricchimento reciproco?
Perché io lo vedo possibile? Sono pazza?

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