martedì 26 luglio 2011

women and demons




Parto da un video di musica Zar, che mi ha fatto venire voglia di scrivere un post della serie forse non tutti sanno che...
Rimango sul superficiale, poi se qualcuno volesse approfondire posso consigliare qualche libro.

Un passo indietro.
Siamo in Egitto. Entriamo nel campo di quello che è comunemente definito "popular islam", NB: questo termine è una categoria CULTURALE e non TEOLOGICA. L'islam "popolare" si contrappone all'islam ortodosso perché comprende un'infinità di varietà regionali nei modi in cui la religione è percepita dalle masse, contemplando ad esempio il culto di santi, le fratellanze mistiche (sufi), le forme di superstizione ed eresia. Il termine "popular islam" non è comunemente adottato nel mondo islamico, dove si preferisce parlare di 'adat wa taqalid, usi e costumi, o di bid'a e kufr (termini, questi ultimi due, che hanno un'accezione decisamente più negativa).

Un elemento comune delle credenze (e superstizioni) legate all'islam popolare è che le cause di una malattia, sia essa un malessere fisico o psichico, non siano solo da ricercare in elementi biologici/naturali, ma abbiano piuttosto una natura soprannaturale.
La possessione (lams, toccare, o labs, vestire, sono termini ricorrenti nei discorsi tra donne per indicare questo stato) è una condizione 'di malattia' in cui l'individuo che la subisce perde temporaneamente il controllo sul proprio corpo/comportamento. Questo stato può essere causato da Jinn (che sono entità menzionate nel Corano, al pari di Dio e degli angeli) e Asyad (demoni, non menzionati nel Corano), l'ingresso di una di queste entità in un individuo può essere determinato dalla magia, dal 'malocchio', o dalla debolezza della fede della persona in questione. Inutile dire che la maggior parte degli individui 'posseduti' sono donne (sull'orlo di una crisi di nervi, direbbe Pedro).

Lo Zar è una sorta di esorcismo rituale.

Entrano in scena i musicisti.
Lo Zar leader aiuta la persona posseduta ad entrare in comunicazione con lo spirito che la possiede, attraverso la musica e la danza, con lo scopo di 'pacificarlo'.
Lo Zar è quindi anche una danza.

Non se ne guarisce mai del tutto.
Non si può più fare a meno della musica.



lunedì 25 luglio 2011

Norvegia: il terrorismo di un folle (?)

Sto cercando di bacchettarmi le dita e impormi di non scrivere nulla su quanto accaduto in Norvegia, un po' come cercavo di fare dopo la morte (???) di Osama Bin Laden.
Nonostante i miei sforzi, non riesco a impedirmelo, perché all'ulcera preferisco di gran lunga l'indolenzimento dei polpastrelli.

Mentre l'accaduto accadeva, leggevo in qua e in là frasi del tipo "si segue la pista del terrorismo islamico", oppure "gruppo jihadista rivendica l'attentato", o anche "si sospetta rappresaglia del fronte estremista islamico per le vignette danesi su Maometto riproposte da un quotidiano norvegese" e inoltre "non si escludono coinvolgimenti di movimenti sovversivi locali"... insomma nessuna traccia di certezza, ancora.

Tuttavia, ogni singolo TG italiano descriveva l'orrore delineando il colpevole che noi tutti ormai conosciamo: turbante, striscetta verde con caratteri arabi sulla fronte, kalashnikov e 4-5 bombe a mano, zainetto imbottito di tritolo, "Allahu Akbar" prima di sganciare l'ordigno.


Tuttavia, almeno due quotidiani, Libero e Il Giornale, dimostrano la professionalità, l'intelligenza e la capacità di discernimento che li ha sempre contraddistinti in due copertine da Oscar.

Non contento, il Magdi CrisTalebano Allam de noantri (perché per noi l'extracomunitario musulmano è accettabile e integrato solo se beve alcol, mangia maiale e non va in moschea e rinnega fino alla morte le sue origini) scrive su Il Giornale che è comunque colpa degli islamici, perchè il terrorismo cristiano-occidental-fascista-xenofobo è una chiara e diretta conseguenza della multiculturalità. Soluzione? Chiudere le porte a questi loschi figuri che, com'è come non è, mandano avanti la nostra ammaccata economia.

E qui mi ricollego a un bellissimo post di Mazzetta: ma ci rendiamo conto che i nostri politici, i nostri giornalisti, i nostri vicini di casa parlano cosi'? La pensano come Breivik?

Magari sogghignano anche, oppure si dispiacciono perchè ha colpito "i comunisti" e non i diretti interessati? Vuoi mettere? 100 arabi in meno in mezzo alle teste bionde? Sarebbe stato un affare. Stupido, stupido Breivik.
Pero' ha lasciato l'eredità. Il suo manualetto, il suo Main Kampf scritto in inglese a beneficio delle masse (un po' meno quelle italiane votanti lega, almeno, fiuuu) è on line, tutti ne possono usufruire, trarre spunto, ispirazione.


Ma siamo matti? Ci rendiamo conto del pericolo dell'emulazione? (non scordatevi che è estate, fa caldo e gli istinti omicidi si autoalimentano)? Non ci sembra il caso di combattere queste ideologie malsane insieme a quelle del terrorismo islamico?

Sono disgustata dalla gente che liquida la cosa con un "è un folle". Un folle? Siamo sicuri che la follia non sia una semplice scusa che l'essere umano si dà per giustificare la cattiveria? Esistoni i folli, ma c'è anche tanta, tanta cattiveria. E i discorsi da Cetto La Qualunque o da Borghezio o da Feltri o dal vicino di casa non sono folli, sono CATTIVI.
Linko queste riflessioni che corrispondono totalmente alle mie.

Terrei poi a puntualizzare che il lessico sbagliato la fa da padrone anche stavolta: ora stravolgono tutto di nuovo, gli accusati di terrorismo non erano gli estremisti islamici (o islamisti, anche più corretto), ma l'Islam, i musulmani. No, ma dico, vogliamo arrivare a mettergli un numeretto e una tuta a righe a 'sta povera gente? Chiuso ai cani, extracomunitari (perché le extracomunitarie le vogliamo, se non sono velate e fanno vedere tette e culo), musulmani e comunisti.

Aaaaaaaah, che bel mondo.

venerdì 22 luglio 2011

"Tahrirland" e dintorni

Foto presa qui
Mentre Piazza Tahrir è diventata una piccola città autogestita, con tanto di scuola, cinema, biblioteca ed entertainment vari (il-fiume-di-parole Sandmonkey ne fa un'emozionante descrizione), i venerdí continuano ad essere i giorni votati alle manifestazioni, o, per meglio dire, ai sit-in, vista l'organizzazione della sicurezza che Tahrirland si è data per evitare la gente molesta tanto cara ai media.

Per oggi ci sono tre chiamate al milione in piazza:
- quella degli abitanti di Tahrirland, chiamata "Il Venerdí dell'Unità", per dimostrare la coalizione contro le forze ancora in piedi del regime
- quella dei salafiti, chiamata "Il Venerdí dell'Identità e della Stabilità", per esprimere dissenso contro il manifesto di valori sovra-costituzionali, troppo laici per i loro gusti
- quella dei nostalgici nasseriani, chiamata "Il venerdí della Giustizia Sociale" per festeggiare la rivoluzione (nasseriana, per l'appunto) del 23 Luglio 1952


I Fratelli Musulmani hanno deciso di non partecipare a nessuna di queste. Magari tramano nell'ombra, ma li vedo un po' persi. Lo spauracchio dell'occidente, prima si unisce alla rivolta del 25 Gennaio soltanto verso la fine, poi si fa promotore de "Il Venerdí dell'Insistenza" dell'8 Luglio, poi vuole produrre un film sulla rivoluzione. Nel frattempo, ricordo, si sono scissi in 5 (ben cinque) partiti, e le tentano tutte per guadagnarsi consensi. C'è grossa crisi, nella vecchia Ikhwan, si stava meglio quando si stava peggio, eh?


E mi sa che gli USA non sanno più che pesci pigliare, dopo che avevano individuato proprio nei Fratelli Musulmani gli interlocutori più appetibili del panorama egiziano attuale . Di sicuro non i salafiti (che sono pure pochi, solo che ora sono visibili, prima no, nascosti nelle piccole moscheucce di campagna - continuo a ripeterlo), di sicuro non i ragazzi di Tahrir (troppo rivoluzionari, troppo autonomi, troppo democratici), di sicuro non i militari (come si permettono di rifiutare gli aiuti della Banca Mondiale e dell'FMI?)

In tutto questo, una blogger sempre aggiornatissima ci elenca i punti del progetto di legge elettorale.
Non mi piace un granché, a parte la possibilità di votare con la carta d'identità e l'abbassamento dell'età per la candidatura all'assemblea popolare da 30 a 25 anni. Molte cose non chiare, come l'abolizione delle quote rosa (ma l'obbligo di almeno una donna in ogni lista - ?), o la possibilità di voto per i residenti all'estero, per non parlare dell'abolizione degli slogan religiosi (vecchia guardia e comportamento da struzzo) e del rifiuto degli osservatori internazionali come rifiuto alla sovranità (ehm...). Staremo a vedere.


Nel frattempo, dove si sta bene e si gioca a Monopoli con gli USA c'è chi pensa a tutt'altro, come per esempio Hamad, che modifica il corso delle acque perché il suo nome sia visibile dallo spazio.
Queste sí che sono priorità.

Oppure, ancor peggio e di italica reminiscenza, c'è chi progetta un ponte sul Mar Rosso per arrivare direttamente in Arabia Saudita.

A me sembra che gli unici a capire qualcosa del mondo sono proprio qui

mercoledì 13 luglio 2011

Tawazon

Prima di tutto grazie alla mia socia Marghe, lo spirito Apollineo di questo blog, che mi tiene aggiornata sugli avvenimenti del mondo / che sono condannata irrimediabilmente a perdermi.
E' anche il mio personale spirito Apollineo, per dirla tutta.

Come sempre vorrei scrivere qualcosa di serio, ma poi divago. Prossimamente lo farò, giuro/wallahi. Oggi nello specifico l'ennesima mezza giornata passata su treni regionali che col caldo si guastano manco fossero bignè alla crema (non sanno far funzionare in modo decente i regionali ma vogliono la TAV), mi ha stressata parecchio. Ho bisogno di recuperare equilibrio.



Khyam è nato in Siria nell'81 (ha solo un anno più di me), da genitori iracheni. nel '90 si è trasferito a Londra. Resonance/Dissonance è il suo primo album. maggiori informazioni

La musica, in generale, è magica, su questo penso possiamo essere tutti d'accordo. Ci sono brani che amiamo follemente, altri che odiamo istintivamente e non riusciamo proprio ad ascoltare. Alcuni sono addirittura in grado di influenzare i nostri stati d'animo, la percezione della realtà che ci sta intorno (penso al buco nero che mi stava per risucchiare l'altro giorno, solo per aver sentito pochi secondi di una canzone il cui messaggio, arrivato dritto alla base del mio stomaco, era più o meno "I can't make you love me if you don't"/yes, I know/ colpa dei blue devils. le parole giuste al momento sbagliato).

Ciascuno di noi ha uno o più strumenti con cui è in sintonia. L'oud mi fa vibrare.

Riesce a far suonare le mie corde interiori, al punto che sono quasi in grado di sentirle anche io.



lunedì 11 luglio 2011

Sapore di Nubia



Sono un po' schifata ultimamente. Da alcuni italiani che parlano d'Egitto, da alcuni egiziani che parlano d'Italia, da alcuni italiani che parlano d'Italia e da alcuni egiziani che parlano d'Egitto.

Beh, anche da molte altre parti dell'umanità, a dire il vero, ma non ci allarghiamo.

Oggi, pero', ho il sapore di Nubia, una regione che non ho ancora visitato, ma che ho respirato attraverso i racconti dei meravigliosi nubiani della diaspora che ho la fortuna di conoscere.

Da turista con la puzza sotto il naso della serie io-viaggio-solo-con-lo-zaino-odio-i-villaggi-tanto più-se-con-animazione-non-mi-parlate-di-visite-guidate al primo spettacolino di danza nubiana in hotel mi sono fiondata nel primo negozio di musica a comprare 5-dico-5 cassette (ah ah, chissà dove sono) cantando i vari motivetti al divertito negoziante.

Poi, com'è come non è, nella vita non si può mai dire e coi nubiani mi sono anche imparentata, ma la cosa davvero bella è che finalmente qualcuno mi ha insegnato i fondamenti della danza nubiana!!!!!!!!!!!!

Ballate con me ;)





Ali Hassan Kuban: il "Capitano" o il "Padrino" della Nubia




Hamza el Din, un'istituzione internazionale della musica nubiana. Non ballabile, ma meditabile :)




Commovente free-style telefonico tra Karam Mourad, nipote di Hamza el Din (vedi sopra), e l'anziano fratello di Mohamed Mounir (vedi sotto), il nubiano più pop e glamour che c'è




Mohamed Mounir, altrimenti detto "El Malek" (il re)