Un post a quattro mani, riflessioni tra Como e Bruxellles.
Non mi è venuto in mente un titolo migliore, leggendo la
maggior parte dei discorsi nati in questi giorni, correlati agli eventi di
Parigi. Eccomi col mio personale contributo alla fiera delle banalità.
Banalità, lo so, sono i punti che sottolineo e rimarco, elencati un po' a caso,
non sono riuscita proprio a trattenermi...
Postilla: Meg, da intellettuale qual è, teme di essere banale perché quello che
scrive le sembra dettato semplicemente dal buonsenso. Pensa che sia superfluo
rimarcare alcuni punti, perché, diamine, ancora lì siamo? Sì, megghina. Quindi
le banalità sono degli altri, perché sono ignoranti nel senso che ignorano, ma
peccano di ignoranza attiva, di cui nulla è più terribile, per dirla alla
Goethe. Repetita iuvant, a costo di
farne un mantra. Oooooooooohmmm.
Vago per la tivù e mi capita di sentire, da parte di un
noto editorialista del Corriere della Sera, pronunciare queste parole: “Se
parliamo di terroristi islamici, di islamisti, di fanatici dell’Islam, come si
può sostenere che l’Islam non c’entri nulla?”.
La domanda qui sopra sembrerebbe non fare una piega,
seguendo il pensiero logico delle prime fasi dell'età evolutiva, quel periodo
della vita cioè in cui crediamo ancora in Babbo Natale e nella Fatina dei
Dentini, per intenderci.
Banalità numero 1: questo ragionamento è di una
superficialità disarmante. Ignora deliberatamente quelle che sono le mille
sfaccettature dell'Islam, in quanto religione, così come il milione di
sfaccettature politiche e sociali dei contesti all'interno dei quali il
fanatismo e il terrorismo di matrice islamica si sono sviluppati e si
alimentano.
Una postilla alla Banalità numero 1: non è che perché noi
siamo ignoranti e non conosciamo la storia dell'Africa o del Medio Oriente, ci
dobbiamo convincere che Africa e Medio Oriente siano due buchi neri senza
storia, fermi al Medioevo, dominati da logiche tribali e guidati da fedi
sanguinarie (qui il riferimento all'ultima strage firmata Boko Haram è fin
troppo facile). Ci sono svariati libri che possono farci capire qualcosa di
più. "Postcolonialismo" di Achille Mbembe secondo me va letto.
Aggiungerei la postilla numero 2 alla banalità numero 1:
bisogna fermare i clandestini. Perché questi
2 franco algerini, che sicuramente parlano l'arabo peggio di me, per
l'italiano medio sono scesi da un barcone. Che siano nati, cresciuti, vissuti e
pasciuti nella nostra Europa laica e liberale non ci dice niente, perché è
colpa dell'islam, questo grande fratello demoniaco che è insito nel dna di chi
viene "da quei paesi là". Noi non sbagliamo un colpo. Le nostre istituzioni sono perfette, il sistema sociale è impeccabile ed è sempre e solo colpa dell'islam. Capire dove nascono queste cellule, perché proliferano, studiare una strategia per combatterle non è affar nostro, perché è colpa dell'islam. Ci pensi l'islam, oppure annientiamo l'islam, a seconda delle correnti di pensiero.
Le citazioni tratte dal Corano, per giustificare quanto
sia embedded nel Musulmano medio il desiderio di provocare morte tra gli
infedeli, si sprecano. Dimenticando, come scrive Stefano Feltri, che
"anche Gesù dice che bisogna tagliare la mano che dà scandalo, ma non è
molto appassionante discutere se si tratti di un invito a sacre mutilazioni o
di una metafora", e che Banalità numero 2: se estrapolo una frase dal
contesto posso utilizzarla per dire tutto e il suo contrario. Oggi pretendiamo,
da parte dei rappresentanti delle varie comunità islamiche, spiegazioni, scuse
e quant'altro. Però...
Anche Charles Manson ha ucciso nel nome di una religione
che si è inventato lui, ma nessuno ha mai avuto dubbi sul fatto che fosse
"semplicemente" uno psicopatico, come lo è Breivik, il terrorista
norvegese "integralista cristiano". Fa notare anche KareemAbdul-Jabbar sul Time: "quando il Ku Klux Klan incendia una croce nel
cortile di una famiglia di neri, ai cristiani non è richiesto di spiegare in
che modo queste azioni non sono cristiane". Perché?
Ma proprio filosoficamente non sono d'accordo con il dissociarsi e il condannare, e nemmeno con il #notinmyname. Capisco che in un periodo di carenza neuronica cosmica come questo, potrebbe essere utile che nel mezzo d'informazione principale (Barbara d'Urso, ovviamente) passassero dichiarazioni e manifestazioni a favore dell'islam moderato, ma anche lì, è sbagliato dal punto di vista semantico. Non esiste l'islam moderato, l'islam è moderato, come qualsiasi altra religione. Anzi, non è nemmeno moderato. C'è chi ci nasce e chi lo sceglie, alle volte è solo una contingenza geografica. Ma ecco chi lo spiega meglio. Esiste l'estremismo, il fanatismo, e non vedo perché doversene dissociare. Mi sembra inutile, superfluo, banale.
Ma proprio filosoficamente non sono d'accordo con il dissociarsi e il condannare, e nemmeno con il #notinmyname. Capisco che in un periodo di carenza neuronica cosmica come questo, potrebbe essere utile che nel mezzo d'informazione principale (Barbara d'Urso, ovviamente) passassero dichiarazioni e manifestazioni a favore dell'islam moderato, ma anche lì, è sbagliato dal punto di vista semantico. Non esiste l'islam moderato, l'islam è moderato, come qualsiasi altra religione. Anzi, non è nemmeno moderato. C'è chi ci nasce e chi lo sceglie, alle volte è solo una contingenza geografica. Ma ecco chi lo spiega meglio. Esiste l'estremismo, il fanatismo, e non vedo perché doversene dissociare. Mi sembra inutile, superfluo, banale.
Faccio un volo pindarico. E' come quando non ho sentito la necessità di incavolarmi all'accusa ai giovani di essere "choosy" da parte della Fornero: so di non esserlo quindi non colgo l'offesa.
Vengo da una regione in cui l'assessore alla cultura ha emesso una circolare perché i presidi obblighino i genitori dei ragazzi musulmani a condannare l'atto di terrorismo. Se non è terrorismo questo! Ma come si può? Dovrei dissociarmi dall'essere nata in una regione che produce tante menti piccole e ignobili?
Come italiana dovrei dissociarmi dalla mafia come prima cosa la mattina appena mi sveglio?
Vengo da una regione in cui l'assessore alla cultura ha emesso una circolare perché i presidi obblighino i genitori dei ragazzi musulmani a condannare l'atto di terrorismo. Se non è terrorismo questo! Ma come si può? Dovrei dissociarmi dall'essere nata in una regione che produce tante menti piccole e ignobili?
Come italiana dovrei dissociarmi dalla mafia come prima cosa la mattina appena mi sveglio?
Oppure, e qui scatta la Banalità numero 3: cavalcare
l'onda del discorso sui giovani immigrati o figli di immigrati, colpevoli di
essere male integrati, ignorando deliberatamente problematiche quali la
disoccupazione, o la giustizia sociale. Aspetti sui quali dovremmo invece
iniziare a riflettere, seriamente. C'è chi sostiene che siano cresciuti con
latte e odio, che siano geneticamente predisposti alla violenza, che dovremmo
rimandare "tutti in Marocco".
Questo concetto merita un breve excursus:
Per Marocco ovviamente si intende la grande Nazione dalla quale provengono
tutti i Marocchini. Voi pensate di sapere cosa siano i "Marocchini",
mi spiace ma in realtà non è così: si tratta di una macrocategoria sociale che
comprende persone dalle più varie nazionalità tutte ritenute atte a svolgere il
fondamentale ruolo di vu' cumprà sulle italiche spiagge. E' importante saperlo,
altrimenti si rischia di incorrere in equivoci.
Ok, va bene, allora su Gabriele Carugati, nome di guerra Arcangelo, cosa
vogliamo dire? Che ha avuto un'infanzia difficile, con i genitori leghisti, in
provincia di Varese? O c'è un movente religioso dietro la sua partenza per il
fronte Ucraino? O forse il vero padre è l'idraulico tunisino del paese, da qui
avrebbe origine la sua naturale predisposizione alla violenza?
Un amico mi scrive: "Questi barbari non ritengono la vita un valore,
questo complica la possibilità di una loro redenzione ad un'esistenza pacifica
su questa terra".
Anche l'Arcangelo qui sopra non è che vada in giro a portare la pace nel
mondo, armato fino ai denti. In ogni caso è importante identificare chiaramente
a chi ci si riferisce parlando di "questi barbari".
I "Marocchini"? No, ok, è una battuta.
Gli attentatori? Della loro redenzione vi interessa? Banalità numero 4:
Nessuno di noi è il Padreterno, la redenzione se la vedono con chi di dovere.
Impedire che facciano del male ad altre persone, questo sì è importante, siamo
tutti d'accordo. Benissimo. Come mai (lo dice anche Libero, non solo i giornali
comunisti) "i servizi segreti algerini avevano allertato il 6 gennaio
Parigi di un attacco terrorista imminente", ma questa allerta pare sia
stata ignorata dai servizi segreti francesi?
Ce ne sarebbero anche tanti altri in merito, ma se avete voglia, leggete
questo articolo di giugno: "Irak: chi Arma l'ISIS e perché gli USA noninterverranno"
Banalità numero 5: insomma, siamo italiani. Siamo il Paese dove uno va a
prendere le sigarette e muore crivellato da colpi di mitra perché ha la sfiga
di essere omonimo di un boss scissionista. Siamo il Paese dove esistono realtà
come lo Zen, il noto quartiere di Palermo. Siamo il Paese che ha ispirato testi
come "La Pelle" di Curzio Malaparte, giusto per non dimenticare cosa eravamo
fino a qualche anno fa, come ci avevano ridotto la guerra e la fame. Non ai
tempi delle Crociate, ma qualche decennio fa. Alla luce di ciò mi chiedo:
perché abbiamo sempre voglia di sparare giudizi morali a raffica, dal caldo dei
nostri salotti, prendendo per verità incontestabili quelle che ci propinano i
media (tra cui anche le simpatiche uscite di Salvini) senza farci domande e
soprattutto sentendoci sempre tanto superiori? Sento proprio adesso su La7:
"Vai nel loro Paese con una croce e ti fanno un buco di cu** così".
E vabbè...
"Alla violenza si risponde nell'immediato con l'espressione di maggior
forza per avere la meglio". Banalità numero 6: Il rischio è di bombardare
a caso un presunto deposito di armi dell'ISIS, salvo poi "sbagliarsi"
e distruggere una scuola. Oppure mi vengono in mente, ad esempio, le torture e
gli abusi perpetrati dalla CIA nei confronti dei prigionieri. Crediamo
fermamente che tutte le persone torturate se lo meritassero, che comunque sia
stato un sacrificio necessario per il bene del pianeta? Le vite di queste
persone che valore hanno? Meno di altre? Ah ma allora forse anche per noi la
vita non è un valore poi così importante e universale...
In ogni caso #iononsonoinguerra.
Scrive Paola Caridi: "Noi, noi siamo (stati) in guerra contro di loro.
Sulla loro terra. Per anni. Nella presunzione di battere il terrorismo
internazionale dell’11 settembre e consegnare un modello di democrazia sui
fusti dei nostri cannoni. La colpa più grave di questi tempi, però, è che noi
europei siamo in guerra con noi stessi, con quegli stessi valori dietro ai
quali razzisti e islamofobi si stanno ora nascondendo. Noi siamo in guerra
contro i diritti civili, che nei fatti non riconosciamo a tutti coloro che
vivono in Europa. Noi siamo in guerra contro la tolleranza, anzi, contro il
rispetto che dobbiamo a ogni essere umano. Noi siamo in guerra contro coloro su
cui applichiamo con una ipocrisia senza pari il doppio standard: da noi vige la
democrazia, voi vi potete tenere i vecchi e nuovi dittatori che a noi fanno
comodo. Noi siamo in guerra contro coloro di cui non riconosciamo la
sofferenza: i profughi che stanno morendo di freddo in Libano e Siria, i civili
ammazzati dagli eserciti statunitense e britannico in Iraq, i migranti morti
annegati nel Mediterraneo, i palestinesi tra le macerie (ora alluvionate) di
Gaza".
Banalità numero 7: a proposito di ipocrisie... Tra i "potenti del
mondo" che hanno sfilato a Parigi anche Bibi Netanyahu. Tralascio il
suo CV, comunque chissà cosa ha da dire sul 22 luglio 1987, quando su
un marciapiede di Londra veniva ucciso Naji al-Ali, disegnatore e vignettista
palestinese che usava i suoi disegni come strumento di lotta politica
nell'ambito della questione palestinese.
Vi invito a riflettere sul fatto: Netanyahu in prima fila ad una marcia di pace. Il mondo è strano.
Vi invito a riflettere sul fatto: Netanyahu in prima fila ad una marcia di pace. Il mondo è strano.
Non posso non tirar fuori anche la Banalità numero 8 sulla libertà di stampa,
ma giuro che è l'ultima. Fanno un po' sorridere le prese di posizione
"senza se e senza ma" a favore della libertà di stampa da parte
nostra, che considerata la classifica mondiale siamo al 49° posto, dopo Haiti e
Niger. Leggo su 1000 bolle blog e mi trovo d'accordo: "In Italia, nei mesi
passati, quando si sono sollevate questioni spinose riguardanti la libertà
d’espressione a casa nostra (penso al film La trattativa continua di Sabina
Guzzanti, al caso dei cani impiccati a Telejato) nessuno si é preoccupato di
difendere il diritto di dire la verità, di cercare di togliere il nostro paese
dal Medioevo morale e civile nel quale è piombato negli ultimi vent’anni".
Esatto. I #jesuischarlie de noantri sono quelli che non hanno battuto ciglio quando Enzo Biagi, Daniele Luttazzi e Sabina Guzzanti sono stati marchiati a fuoco dalla mano della democrazia libera, della libertà di stampa che tanto strenuamente difendono.
Esatto. I #jesuischarlie de noantri sono quelli che non hanno battuto ciglio quando Enzo Biagi, Daniele Luttazzi e Sabina Guzzanti sono stati marchiati a fuoco dalla mano della democrazia libera, della libertà di stampa che tanto strenuamente difendono.
Il sopracitato
Salvini inneggia alla libertà quando una delle sue attività principale nella
sua pagina Facebook è bannare chi osa contraddire le sue sparate.
E a questo punto forse ne ho dette anche troppe.
Ma anche no.
Ma anche no.
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