questa serata è quasi blu, però sto sognando un blu Tamasheq - ⵜⴰⵎⴰⵌⴰⵆ.
per capirci un blu Touareg.
for more info: http://en.wikipedia.org/wiki/Tamasheq.
altrimenti chiudete gli occhi, e ascoltate qui
mercoledì 27 aprile 2011
Il calderone di Nonno Giovanni (Sartori)
Non lo dico io, lo dicono tutti. Ah no, scusate, stavo ri-citando Souad Sbai, eminente argomentatrice.
Da un intellettuale del suo calibro mi aspetterei un minimo di approfondimento…almeno lessicale! Almeno tra Islam, estremisti di Al Qaeda, Fratelli Musulmani, islamismo. Lascio perdere "islamici", oramai me ne devo fare una ragione che viene usato come sinonimo di musulmani. Non sono un'arabista e lascio il compito a loro. Oppure la sua è una provocazione che si dovrebbe evincere dal titolo? Parla di calderone perché mette tutto insieme alla rinfusa senza scendere nei particolari? Particolari…qui è stato lasciato da parte l'abc. Spero volutamente, ma ne dubito.
In fondo lo capisco, alla sua età la paura di ciò che non si conosce si fa ancora più invalidante, e le cattive frequentazioni non aiutano.
Perché non si mette la galabya e se ne sta a casa a leggere Al -Masry Al-Youm? Un altro arabeggio, che si potrebbe tradurre con perché non si mette le pantofole e se ne sta a casa a leggere il Fatto Quotidiano? O giocare a carte, scacchi, bocce, andare a Uomini e Donne senior, girare per cantieri, portare a spasso il cane, passare i pomeriggi in osteria…non so. Tanto per fare un calderone di luoghi comuni sugli anziani, cosa totalmente maleducata e irrispettosa, proprio come il suo articolo.
L'aforisma di cui sopra è di Giovanni Sartori, simpatico nonnetto da salotto intellettuale nonché illustre politologo. Senza alcuna ironia.
Grazie ai suoi libri ho passato l'esame di Scienza della Politica, della serie "I sistemi partitici for dummies". È un geniaccio nel suo, e mi fa morire quando spiega la situazione politica in Italia, anche se non sono propriamente d'accordo con le sue inclinazioni ideologiche, per così dire. Ma bisogna dare a Cesare quel che è di Cesare e a Sartori quel che è di Sartori. Chapeau.
Immagine tratta da http://www.vanityfair.it/ |
A patto che rimanga nel suo.
Nonno Giovanni (mi rivolgo così rispettosamente, non sarcasticamente, una forma di cortesia alla araba), scrive un editoriale sul Corriere della Sera, intitolato Il calderone mediterraneo, di cui mi indigno. Non tanto per i contenuti, quanto per la preoccupazione per la reputazione del professore.
Da un intellettuale del suo calibro mi aspetterei un minimo di approfondimento…almeno lessicale! Almeno tra Islam, estremisti di Al Qaeda, Fratelli Musulmani, islamismo. Lascio perdere "islamici", oramai me ne devo fare una ragione che viene usato come sinonimo di musulmani. Non sono un'arabista e lascio il compito a loro. Oppure la sua è una provocazione che si dovrebbe evincere dal titolo? Parla di calderone perché mette tutto insieme alla rinfusa senza scendere nei particolari? Particolari…qui è stato lasciato da parte l'abc. Spero volutamente, ma ne dubito.
Anche il concetto di dittatore moderato è davvero spassoso, sempre detto che è un gran simpaticone!
In fondo lo capisco, alla sua età la paura di ciò che non si conosce si fa ancora più invalidante, e le cattive frequentazioni non aiutano.
Però potrebbe continuare a istruirci su sistemi partitici ed elettorali (ne abbiamo tanto bisogno), invece che farsi coinvolgere dall'afflato islamofobo e un po' banalotto che da parecchio permea il giornale per cui scrive.
Forse nessuno lo leggerebbe? In effetti… non sono certo argomenti nazional-popolari, non in Italia, almeno. Visto che lo dice il professore stesso, se il mondo è troppo complicato e nemmeno gli esperti lo capiscono, di cosa esattamente sta parlando nel suo calderone?
Forse nessuno lo leggerebbe? In effetti… non sono certo argomenti nazional-popolari, non in Italia, almeno. Visto che lo dice il professore stesso, se il mondo è troppo complicato e nemmeno gli esperti lo capiscono, di cosa esattamente sta parlando nel suo calderone?
Perché non si mette la galabya e se ne sta a casa a leggere Al -Masry Al-Youm? Un altro arabeggio, che si potrebbe tradurre con perché non si mette le pantofole e se ne sta a casa a leggere il Fatto Quotidiano? O giocare a carte, scacchi, bocce, andare a Uomini e Donne senior, girare per cantieri, portare a spasso il cane, passare i pomeriggi in osteria…non so. Tanto per fare un calderone di luoghi comuni sugli anziani, cosa totalmente maleducata e irrispettosa, proprio come il suo articolo.
domenica 17 aprile 2011
R.I.P. Vittorio Arrigoni
Vittorio Arrigoni è stato rapito e ucciso.
Da un gruppo di salafiti, dal Mossad, da maldestri rapitori. Forse da tutti e tre. Vittorio Arrigoni aveva fatto della verità la sua missione. Vittorio Arrigoni aveva un bellissimo blog che si chiama Guerrilla Radio, in cui scriveva cio’ che viveva e vedeva ogni giorno, e che non avremmo mai potuto sapere da giornali e telegionali.
Non conoscevo Vittorio Arrigoni, e nemmeno il suo blog. E sono immensamente triste. Per la sua morte e per non averlo conosciuto prima. Da tanto, troppo, non approfondivo gli avvenimenti di Gaza o del West Bank. Da quando la mia prof. ha rifiutato il mio progetto di tesi su un aspetto della questione Palestinese perché “troppo inflazionata”.
Vittorio Arrigoni si è dedicato anima e corpo a cio’ in cui credeva. Viveva per la pace, per il rispetto dei diritti umani, e raccontava con maestria le cose di cui era testimone. Terminando ogni suo post con “restiamo umani”, qualunque cosa ci succeda, qualunque cosa siamo costretti a vedere, a sopportare.
Vik “Utopia” Arrigoni era la sua pagina Facebook. Solo ora posso arricchirmi dei suoi post.
Lo invidio. Avrei voluto essere un Vittorio Arrigoni al femminile, ma, un po’ per la vita, un po’ per codardia, non ci sono riuscita..
Vik “Utopia” Arrigoni era la sua pagina Facebook. Solo ora posso arricchirmi dei suoi post.
Lo invidio. Avrei voluto essere un Vittorio Arrigoni al femminile, ma, un po’ per la vita, un po’ per codardia, non ci sono riuscita..
Non so bene trovare le parole per questo senso di perdita doppio che mi avvolge.
Per fortuna c’è chi gli rende omaggio a dovere…ecco alcuni links:
Per fortuna c’è chi gli rende omaggio a dovere…ecco alcuni links:
Percio’ piacere, Vittorio, e riposa in pace.
Labels:
blog,
diritti umani,
Gaza,
pace,
Palestina,
Vittorio Arrigoni
mercoledì 13 aprile 2011
note e fotogrammi
Rientro ora da due giorni al gelo in mezzo alla neve (io che amo il deserto perché mi ritrovo sempre in Germania?), e vedo che la mia socia porta avanti le sue riflessioni sul nostro neonato blog. Brava Marghe.
(...)"fa scalpore l’attrice che a un certo punto si ritira dalla professione e si mette l’hijab (velo che copre capelli e collo)".
Hanan Turk, mish keda?
Bene, colgo la palla al balzo per lanciarmi in un mini excursus musi-cinematografico: per chi non conoscesse Hanan eccola nel film di qualche anno fa Dounya (2005)
Da notare la 'Claudia Koll' egizia. Diciamo che Hanan Turk non ha recitato per Tinto Brass ma il video rende l'idea del personaggio ("enti dounya, ahla dounya...") prima della mutazione:
Qui invece dopo la mutazione:
Il titolo del film di prima, dicevo, è 'Dounya - kiss me not on the eyes', e c'è un momento nel film in cui Mohammed Mounir intona la celebre canzone di Abdel Wahab che mi piace tanto...
Non la conoscete? Allora ripropongo un film un po' più datato:
A questo punto sono in preda a un attacco di nostalgia che solo un'Oumm 3ali potrebbe guarire...
O una mousse al cioccolato da Olè, zona Kafr Abdou, Alexandria (Eg).
Basta, la serata ha preso una brutta piega quindi è meglio spegnere tutto.
Vi lascio con un ultimo video: un brano carino che sto ascoltando e ri-ascoltando in questi giorni, non c'entra con l'Egitto! (per maggiori info www.yemenblues.com)
(...)"fa scalpore l’attrice che a un certo punto si ritira dalla professione e si mette l’hijab (velo che copre capelli e collo)".
Hanan Turk, mish keda?
Bene, colgo la palla al balzo per lanciarmi in un mini excursus musi-cinematografico: per chi non conoscesse Hanan eccola nel film di qualche anno fa Dounya (2005)
Da notare la 'Claudia Koll' egizia. Diciamo che Hanan Turk non ha recitato per Tinto Brass ma il video rende l'idea del personaggio ("enti dounya, ahla dounya...") prima della mutazione:
Qui invece dopo la mutazione:
Il titolo del film di prima, dicevo, è 'Dounya - kiss me not on the eyes', e c'è un momento nel film in cui Mohammed Mounir intona la celebre canzone di Abdel Wahab che mi piace tanto...
Non la conoscete? Allora ripropongo un film un po' più datato:
A questo punto sono in preda a un attacco di nostalgia che solo un'Oumm 3ali potrebbe guarire...
O una mousse al cioccolato da Olè, zona Kafr Abdou, Alexandria (Eg).
Basta, la serata ha preso una brutta piega quindi è meglio spegnere tutto.
Vi lascio con un ultimo video: un brano carino che sto ascoltando e ri-ascoltando in questi giorni, non c'entra con l'Egitto! (per maggiori info www.yemenblues.com)
Labels:
egitto,
film,
Hanan Turk,
musica
Bigotti di tutto il mondo, unitevi!
Il terrorismo è indefinibile da quanto è inconcepibile, ma veramente dobbiamo sprecare parole per dire che musulmano non significa terrorista? No, mi rifiuto, al massimo vi consiglio un film: “Il mio nome è Khan”. Guardatelo, è un po’ lungo, un po’ polpettone, ma molto bello, con quello stile tipicamente bollywoodiano che mi piace tanto.
Quello che mi fa ridere è che nel nostro bigottismo…no, attenzione, perché mi ci includo? Ma si’, non fa mai male mettersi in discussione (cosa che molti bigotti ignoranti non fanno, ma facciamo finta). Dicevo…quello che mi fa ridere è che nel nostro bigottismo non capiamo cosa significa seguire i precetti di una religione.
Abbiamo anteposto la dormita domenicale alla messa da talmente tanto tempo che la richiesta di costruzione di un luogo di culto ci pare un affronto al nostro amor proprio. Ci inalberiamo per la proposta di rimozione del crocefisso nei luoghi pubblichi e corriamo a difenderci dall’invasione islamica senza renderci conto che la richiesta era stata fatta da un’atea. Dimentichiamo le preghiere e appena sentiamo Allahu akbar ci aspettiamo di vedere un uomo con uno zainetto imbottito di tritolo. Siamo talmente perversi nel nostro bigottismo che consideriamo un musulmano integrato se beve alcol e mangia maiale.
Quindi…ci vogliamo ancorare alle nostre radici cattoliche perché? Per strizzare l’occhiolino ad atei, agnostici e apostati e dare di gomito a chi non rispetta i comandamenti della sua confessione? Beh, siamo dei personaggi interessanti.
vignetta presa da http://ladyradio.noblogs.org/category/vignette/ |
Leggo nel sito de Il Fatto Quotidiano un post del blog di Giulietto Chiesa, intitolato “Ma quanto siamo bigotti?” http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/04/06/quanto-siamo-bigotti/102558/ A sua volta, il post fa riferimento a un articolo di James Carroll, sull’International Herald Tribune del 5 aprile.
Il succo è: noi occidentali siamo bigotti e ignoranti. A causa della nostra ignoranza, dunque, riteniamo ciò che non conosciamo, l’islam, nel caso citato da Carroll , violento e pericoloso.
Non che il considerarci bigotti e ignoranti mi sorprenda, ma mi fa riflettere su quanto invece siamo simili, noi occidentali e loro, i temutissimi musulmani.Il terrorismo è indefinibile da quanto è inconcepibile, ma veramente dobbiamo sprecare parole per dire che musulmano non significa terrorista? No, mi rifiuto, al massimo vi consiglio un film: “Il mio nome è Khan”. Guardatelo, è un po’ lungo, un po’ polpettone, ma molto bello, con quello stile tipicamente bollywoodiano che mi piace tanto.
Quello che mi fa ridere è che nel nostro bigottismo…no, attenzione, perché mi ci includo? Ma si’, non fa mai male mettersi in discussione (cosa che molti bigotti ignoranti non fanno, ma facciamo finta). Dicevo…quello che mi fa ridere è che nel nostro bigottismo non capiamo cosa significa seguire i precetti di una religione.
Abbiamo anteposto la dormita domenicale alla messa da talmente tanto tempo che la richiesta di costruzione di un luogo di culto ci pare un affronto al nostro amor proprio. Ci inalberiamo per la proposta di rimozione del crocefisso nei luoghi pubblichi e corriamo a difenderci dall’invasione islamica senza renderci conto che la richiesta era stata fatta da un’atea. Dimentichiamo le preghiere e appena sentiamo Allahu akbar ci aspettiamo di vedere un uomo con uno zainetto imbottito di tritolo. Siamo talmente perversi nel nostro bigottismo che consideriamo un musulmano integrato se beve alcol e mangia maiale.
Quindi…ci vogliamo ancorare alle nostre radici cattoliche perché? Per strizzare l’occhiolino ad atei, agnostici e apostati e dare di gomito a chi non rispetta i comandamenti della sua confessione? Beh, siamo dei personaggi interessanti.
Siamo religiosi o no? Quando siamo religiosi e quando no?
Non sto a tirare fuori il discorso della carità cristiana perché mi sembra talmente collegata all’accoglienza che mi annoierei da sola (e qui non mi viene in mente nessun film da consigliare), ma sono stanca di sentir dire che lo tsunami di tutti questi tunisini (?) lede la nostra comunità e tradizione cattolica.
Siamo così ancorati alla nostra religione da chiamare convertiti coloro che decidono di professarla appieno seguendone alla lettera tutti i dettami...uhm... Convertiti. Ma de che? Non siamo bene o male tutti nati e cresciuti nell’educazione cattolica?
Però va di moda. Eccome se va di moda. Faccio zapping per due domeniche di seguito e incappo in Domenica 5 che ha come ospiti prima Nicola Le Grottaglie che dispensa perle di saggezza su temi quali aborto, matrimoni gay, adozioni da single, astinenza sessuale, e poi Claudia Koll con Paolo Brosio che si lodano e s'imbrodano per l’acquisita illuminazione divina. Poi, quasi per caso, m'imbatto in questo articolo dell’Espresso http://espresso.repubblica.it/dettaglio/quanti-pallonari-in-nome-di-dio/2148714 dove scopro che Nicola Le Grottaglie non è solo nel mondo del calcio, ma è in ottima compagnia. Googlo un altro po’ e scopro che è un fenomeno davvero dilagante nell'ambiente televisivo.
Nulla da dire sulle scelte personali, ma mi lascia un po’ perplessa il contorno.
Soprattutto perché qui mi ricollego all’inizio, cioè a quanto simili siano i bigotti e gli ignoranti di entrambe le religioni prese in considerazione. Anche tra i musulmani, infatti, fa scalpore l’attrice che a un certo punto si ritira dalla professione e si mette l’hijab (velo che copre capelli e collo): viene invitata nelle trasmissioni e spesso si fa anche messaggera della “conversione”. Che cos’è l’hijab se non un simbolo di ostentazione dell’appartenenza religiosa? Un po’ come la croce tamarra di Povia che ancheggia a Ballando con le Stelle, forse addirittura meno trash.
Anche nelle moschee c’è moria di fedeli, anche nelle case nordafricane la tv la fa da padrona nel lobotomizzare le menti, anche nel mondo arabo si preferisce il centro commerciale alla preghiera diurna. Anche "da loro" un cristiano che non va a messa tutte le domeniche e che è in grado di dire As-salamu al-aykum è guardato con simpatia e con meno diffidenza.
Anche i musulmani, nelle loro scelte politiche e/o sociali, traggono legittimità dalla religione. Dovrebbe sorprenderci? Perché Democrazia Cristiana sì e Fratelli Musulmani no? Perché in Egitto ci sono anche molti cristiani, quindi sarebbe discriminante per loro essere governati da un partito fondato sulle basi di un’altra religione. E nel nostro occidente ci sono tanti musulmani, buddhisti, ebrei, induisti, seguaci di scientology e chi più ne ha più ne metta. Ma non son degni di essere considerati, no?
Perché non potremmo prenderci per mano e imparare l’uno dall’altro (faccio un po’ catechista, eh?) a costruire una struttura di sana convivenza e arricchimento reciproco?
Perché io lo vedo possibile? Sono pazza?
Perché io lo vedo possibile? Sono pazza?
Labels:
convertiti,
film,
fratelli musulmani,
islam,
occidente,
religione,
terrorismo
domenica 10 aprile 2011
في كل قصيدة سأرى بيتا لي
I temi di discussione più comuni in un sabato sera di aprile, con questo caldo estivo che qui ci ha colti impreparati, sono le prossime vacanze. "Tu dove hai prenotato"? Le mete preferite sono neanche a dirlo località esotiche: "luogo da sogno, massimo risparmio".
Il bisogno di viaggiare.
Eppure sembra così difficile comprendere chi in questi giorni arriva sulle nostre coste, o spesso muore nel tentativo di raggiungerle. Senza dimenticare che è mosso da motivazioni ben più serie.
Mi è tornata alla mente una poesia di Adonis.
Non sono Gilgamesh e nemmeno Ulisse,
non dall'Oriente
dove il tempo è una mineira di polvere,
nè dall'Occidente,
dove il tempo è ferro arrugginito.
Ma dove vado, e cosa farò
se dicessi: la poesia è il mio paese e l'amore il mio cammino?
Così risiedo viaggiando
scolpendo la mia geografia con lo
scalpello dello smarrimento,
ed ecco la luce -
non corre più nei passi dei bambini,
allora perché il sole ripete il suo volto?
Non scenderai tu pioggia
per lavare, questa volta, l'utero della terra?
La notte:
lampi -
i tessuti del tempo bruciano, la verità si vela.
La terra:
- Sognami e dì
ovunque io vada, vedrò una poesia abbracciarmi,
sognami, veramente, e dì allora
in ogni poesia vedrò una dimora per me.
(da Siggil, Adonis, Interlinea Edizioni)
martedì 5 aprile 2011
Dei Fratelli Musulmani e di altri demoni
Chissenestrafrega se il regime è trent'anni che ha fatto della tortura un modus operandi per ottenere informazioni, annientare gli oppositori o semplicemente mettere in atto ataviche ripicche anche di origine famigliare. Chissenestrafrega se un numero inconcepibile di giovani bloggers, giornalisti, scrittori sono stati massacrati per anni nei bui corridoi di qualche edificio statale. Chissenestrafrega se innumerevoli donne hanno subito umiliazioni e violenze inenarrabili solo perché parenti di qualche carcerato. Chissenestrafrega se gli osservatori dei diritti dell'uomo denunciano queste pratiche da trent'anni.
Quello che dovrebbe interessarci, secondo la luminare Souad Sbai e i suoi seguaci, dovrebbe essere questo singolo caso. Bene, lo analizzo volentieri.
1- Veniamo a conoscere l'accaduto a pochi giorni di distanza. Per la straordinaria efficienza di Amnesty International? No, per la prontezza con cui ragazze e ragazzi hanno denunciato lo scempio. E vi pare poco? In un paese dove fino a poco tempo fa c'era il terrore persino di dichiarare la propria appartenenza politica. Grazie a Dio lo sappiamo! Grazie a questi ragazzi e ragazze l'Egitto può migliorare e gli egiziani prendere coscienza di quelli che sono i loro diritti, non solo civili e politici, ma anche e soprattutto umani. Sono stati talmente annientati dal regime che, proprio perché coscienti di ciò cui sarebbero potuti andare incontro, ingoiavano bile e orgoglio piuttosto che mettere in pericolo se stessi o le proprie famiglie.
Hassan al Banna, fondatore dei Fratelli Musulmani |
Beh, forse le sono sfuggiti 2-3 passaggi: l'ikhwan (la fratellanza) si sta sfaldando, a oggi sono nati almeno tre altri movimenti da altrettante tre scissioni. I fratelli musulmani hanno avuto seguito non tanto perché paladini della religiosità, ma perché vicini al popolo. Andando porta a porta, parlando di welfare, pensioni, aumenti di salario, sussidi, posti di lavoro. Ciò che maggiormente interessa gli egiziani. Che sono un popolo religioso, è vero, quindi più facilmente conquistabile con un approccio fideistico.
Non è la storia dei Fratelli Musulmani che voglio scrivere, volevo solo fare alcune precisazioni: essi esistono, ci sono e sono abbastanza radicati nella società. Ma sono antichi, un po' arenati, fermi. Perciò le rotture al loro interno, la creazione di ali riformiste o progressiste.
Non è la storia dei Fratelli Musulmani che voglio scrivere, volevo solo fare alcune precisazioni: essi esistono, ci sono e sono abbastanza radicati nella società. Ma sono antichi, un po' arenati, fermi. Perciò le rotture al loro interno, la creazione di ali riformiste o progressiste.
Sono bigotti, noiosi, pesanti, integralisti. Umpf, vecchi. Un po' come Giuliano Ferrara, insomma. E certo, se "c'è del marcio in Danimarca", figuriamoci in Egitto e tra le file di un movimento fino a oggi ai limiti della legalità. Certo, ci sono cellule che inneggiano alla lotta armata, ma non sono i Fratelli Musulmani a volere questo. Semplicemente, sono troppo furbi e troppo avanti con i consensi per accettare un'impostazione del genere.
Non a caso, la maggior parte di coloro con velleità terroristiche da molto tempo non opera in Egitto, che non è di sicuro un paese con un bacino jihadista molto fertile. Preferiscono cercare gloria e successi all'estero, chiamatela fuga di cervelli o mania di protagonismo, o nemo-profeta-in-patria-ismo.
Non a caso, la maggior parte di coloro con velleità terroristiche da molto tempo non opera in Egitto, che non è di sicuro un paese con un bacino jihadista molto fertile. Preferiscono cercare gloria e successi all'estero, chiamatela fuga di cervelli o mania di protagonismo, o nemo-profeta-in-patria-ismo.
E comunque, per quanto presenti e/o malvagi possano essere, di sicuro non hanno preso il potere. Evitiamo di dare notizie false, magari.
3- mi ricollego al punto 2: Qaradawi, sempre nominato come spauracchio dalla spettabile onorevole. Qaradawi è un altro che, un po' come la Raffaella Carrà dell'islam, ha avuto successo altrove: è il paladino della parola di Hassan al Banna (fondatore dell'Ikhwan), un purista della religione e della sua shari'a. Si diverte pronunciando e lanciando fatawa (plurale di fatwa, pronunciamento giuridico su base shariatica – non traduzione di sentenza di morte come vuole far intendere la signora Sbai) a destra e a manca. È una star della tv, tanto da rifiutare per due volte il comando del movimento dei fratelli. Non mi sembra il peggiore di tutti i mali, ho trovato molto più inquietante il discorso di Muhammad Husayn Ya‘qūb, esponente dell'islam salafita, di cui si può trovare la traduzione qui: http://temi.repubblica.it/limes/se-il-si-al-referendum-diventa-un-obbligo-religioso/21933.
Però forse le parole "fratelli musulmani", per pura e semplice semantica e perché contenente in sé l'aggettivo "musulmano" portano con sè tutti i cliché e i pregiudizi di cui ignoranti e finti tali si armano. È più efficace, fa più breccia, per non dire più audience.
Se si comincia a parlare di salafismo o whahabbismo, in effetti, si va troppo sul difficile, sull'intellettuale, sui paroloni. E invece il vero problema sta lì, cara onorevole, cari ignoranti (nel senso che ignorano), cari superficiali (nel senso che non hanno né tempo né voglia di approfondire…ma parlassero d'altro, dico io).
Sempre se vogliamo per forza trovare lo spauracchio, ovviamente. Che c'è, per carità, gli estremisti ci sono, predicano, vengono ascoltati e anche acclamati. In Egitto l'analfabetismo è una piaga sociale (orgogliosamente fomentata dal regime), e per questi ampi strati di popolazioni, come Marx insegna (e non solo), la religione funge da oppiaceo, dà legittimazione, dà consapevolezza di sé. La religione dà a chi non ha mezzi (economici, ma soprattutto intellettuali) un perché e uno scopo, un'identità e un fine.
Però… preferisco che questi predicatori sproloquino alla luce del sole. Magari il nostro fegato stava un po' meglio a non sentire certi discorsi, ma se devo pensare alla strada verso la democrazia, scelgo decisamente il salafita in piazza, da inneggiare o contestare, a seconda.
Prima della caduta del regime, personaggi come Yacub tramavano nell'ombra…ma sostenendo il regime. Perché, secondo l'interpretazione shariatica di questi "puristi", è contro l'islam deporre un musulmano, anche se sanguinario dittatore.
Grazie a loro, dunque, e strizzando anche un occhiolino ai fratelli, il nostro deposto Mubarak ha potuto fare quello che ha fatto.
E che continua a fare, tirando i fili dei suoi burattini da Sharm el Sheikh (ancora e sempre smentite le voci che lo vorrebbero in fuga verso l'estero).
4- polizia / esercito / security state: tre corpi estremamente importanti nella struttura statale egiziana, oltre che del suo ultimo regime. Però eviterei di accostare l'esercito alle torture. Sebbene insito visceralmente nel regime, si è sempre rifiutato di sparare sui civili. Non avrà metodi soffici, non sarà un esempio di virtù e democrazia, ma la tortura è appannaggio degli altri due corpi, bracci malevoli e malati della dittatura.
E poi…anche se fosse…parliamoci chiaro…non è che noi rivoluzionari-col-culo-al-caldo-con-il-pop-corn-davanti-a-al-jazeera-english (cit. Sherif el Sebaie http://salamelik.blogspot.com/2011/03/rivoluzione-si-ma-casa-loro.html e altri) ci aspettavamo che la democrazia cominciasse dopo il forfait di Mubarak. Highlander vive a Sharm, non è esattamente in esilio. I suoi uomini sono attivamente presenti nelle istituzioni, perché non dovrebbero esserlo i metodi? http://www.almasryalyoum.com/en/node/384814
La lotta è dura, e non è che appena cominciata. E la strada è lunga, tortuosa, in salita e piena di dossi. Ma è più che mai viva (http://it.peacereporter.net/articolo/27728/Egitto,+il+movimento+'25+gennaio'+lancia+ultimatum+alle+forze+armate).
Non smetterò mai di ripeterlo. L'Egitto vive ancora, si è svegliato da un lungo torpore, non si accontenterà facilmente.
Mi aspetterei da una cosiddetta esperta del mondo arabo un discernimento a più largo spettro, un uso dei termini più appropriato e un briciolo di obiettività. Ma sono un'utopista un po' naïf, si sa.
marghe
marghe
Labels:
egitto,
fratelli musulmani,
rivoluzione,
salafiti,
souad sbai,
torture
lunedì 4 aprile 2011
Dalla nonna a Lampedusa. E ritorno
marghe:
Mi fa un po’ male ammettere che ho appena litigato con mia nonna per la “questione” Lampedusa.Proprio con lei, che appena vede uno straniero si avvicina per chiacchierare, sapere da dove viene, se ha dei figli, cosa cucina. Proprio con lei, che si prende a cuore tutti I casi umani che incontra quando va in vacanza. Anche quelli che lo fanno palesemente apposta, per far leva sulla sua sensibile nonnitudine.
Sembra che non parli d’altro, ha paura di essere invasa, maltrattata, derubata e infettata.
Ci rimango male, cerco di farmene una ragione, tento di mordermi la lingua. Ma ho l’impressione di parlare con Borghezio, invece che con una signora con una cultura medio-alta, sfacciatamente sinistroide e amica dei popoli.
Sarà la situazione d’emergenza, o la massa indistinta di individui, sarà la campagna elettorale della lega a renderla cosi’ terrorizzata e insicura? In effetti, ora che ci penso, sono atterrita anch’io.
Dalla deliberata indifferenza in cui sono stati lasciati i ragazzi del mare, i lampedusani e gli operatori umanitari. Dall’arroganza con cui il governo si è lavato le mani per lasciare intenzionalmente la situazione degenerare. Dalla strumentalizzazione della Lega prima e del premier poi (se non fossi italiana, avrei riso di gusto al suo show sull’isola…ma proprio non ci sono riuscita) di questi popoli geograficamente attigui. Cosi’ vicini, cosi’ lontani. Cosi’ diversi, cosi’ simili (molto carina l’intervista de Le Iene a due coetanei, un tunisino appena sbarcato e un lampedusano http://www.video.mediaset.it/video/iene/puntata/218115/trincia-sbarchi-a-lampedusa.html).
Come dice Laura Boldrini, portavoce dell’UNHCR, la terminologia è importante: http://boldrini.blogautore.repubblica.it/2011/03/attenzione-alle-parole/. Lo sanno bene i nostri politici e in nostri media. Lo sanno meno bene gli italiani, un po’ obnubilati dalla tv e dalla scarsa voglia di approfondimento.
“Migranti irregolari” è sicuramente una definizione più tecnica di clandestini, più appropriata. Ma più sterile. In un paese “media-oriented” come il nostro, è poco efficace. Quindi via al calderone di profughi, rifugiati, immigrati, extracomunitari, marocchini, bongo bongo, islamici, approfittatori, parassiti, delinquenti. Tutti sinonimi delle stesse persone, no?
I miei voli pindarici vanno ancora un po’ oltre. Penso che questi ragazzi si trovino in una situazione particolare, anche psicologicamente molto importante: sono giovani nati e cresciuti in una dittatura, sono forti del loro coraggio di averla debellata, sono talmente fieri che prendere un barcone è solo l’ultima delle sfide, solo un altro passo per andare verso la libertà.
È la sfrontatezza del viaggio stesso, dell’andare a trovare amici e parenti in Europa, del cercare un lavoro ora che i turisti scarseggiano da ormai troppo tempo.
E chi se ne frega se non hanno il visto: se sono riusciti a detronizzare il tiranno, figuriamoci se si perdono dietro a questi trascurabili cavilli. Ben sapendo, suppongo, che ottenere un visto non solo è impresa titanica, ma rasenta la mission impossible, richiedendo i consolati europei garanzie economiche non indifferenti.
Pochi tra gli intervistati vogliono restare in Italia come Mohammed (vedi sopra), ma desiderano andare in Francia, Belgio, Germania. Probabilmente vogliono toccare con mano cos’è l’Europa tanto raccontata e vista in tv, sperimentare. Magari avere un aiuto economico da parenti e amici già residenti, o semplicemente prendersi una pausa.
Perchè solo noi dobbiamo avere la prerogative del viaggio e del metterci in gioco? Perchè abbiamo la fortuna di essere nati in paesi democratici e per noi la richiesta di un visto è solo una noia burocratica.
Invece no, loro devono essere condannati a rimanere entro i confini del loro paese, e ad essere maltrattati appena provano a cambiar vita. Non possono avere il diritto di cercarsi un futuro dove preferiscono. E questo lo decidiamo noi. Complimenti. Non mi ero mai resa conto di essere cosi’ fortunata. E nemmeno cosi’ stronza.
Dai Marghe, la nonna nella seconda foto c'era, a manifestare per la dignità.
Purtroppo non è facile non farsi sopraffare dal terrorismo mediatico al quale siamo sottoposti quotidianamente. La paura addomestica. E allora chiudiamoci a chiave,... diffidiamo degli zingari ladri, figuriamoci, quelli fin da bambini li addestrano a fregare portafogli. I marocchini spacciano, non rispettano le donne, e pisciano per le strade della mia città che poi puzza. Colpa loro. E i romeni che sono violenti per cultura dove li mettiamo? Uccidono con la stessa naturalezza con la quale io mi mangio una pizza. Fuori! Chi li vuole?! Le nigeriane tutte putt**e. Tra l'altro perché lo scelgono loro, in fondo gli piace. MA QUALE FONDO? Mi vogliono fare del male, tutti. Entrano nel mio spazio, nella mia casa, invadono la mia tana. cosa posso fare? Difendo la mia famiglia! Via i clandestini! Se schiattano chissenefrega. Non è un problema mio - ah, ruby la teniamo... anche le nigeriane, dai. E qualche spacciatore marocchino, poi vediamo-.
La paura è il più potente anestetico del sistema nervoso centrale. IL FONDO LO ABBIAMO SUPERATO DA UN PEZZO. E' CHE SIAMO NARCOTIZZATI, NON CE NE POSSIAMO ACCORGERE. Italiani brava gente. lo sapete, brava gente, che, come spiega meglio la Marghe qui sopra, mentre io, italiana, posso andare dovunque nel mondo un cittadino di un paese 'di serie B' no. Non legalmente. Non gli danno nessun visto, NON-LO-FANNO-USCIRE. Ne siete consapevoli? O credete che ci si diverta a emigrare clandestinamente? Pensate che si scelga il brivido dell'attraversata del mediterraneo sul barcone finché "ne rimarrà solo uno"? Nono, un attimo, vi ho capiti: ritenete che i sans papier, come i clochard, scelgono di esserlo come stile di vita, in realtà sono una specie di beat-generation postmoderna...'on the road' senza documenti e senza identità si sentono più liberi. purtroppo no. E vi svelo un segreto: non c'è scritto nel Corano che se muori annegato nel mediterraneo e ti mangiano i pesci in Paradiso troverai ad attenderti un'infinità di vergini. Ci siete rimasti male? Tutto questo accade mentre le armi possano viaggiare liberamente per il globo, (italiani brava gente - finmeccanica docet). Vi lascio con un quesito: uccide più un romeno irregolare (seppure indiscutibilmente natural born killer) o una bomba venduta a Gheddafi? Baciamo le mani.
Labels:
clandestini,
lampedusa,
migranti
Blog: il mio perché
Tutto questo farebbe di me, dunque, un'ignorante disadattata che farebbe meglio a guardarsi al massimo i vari grandi fratelli proposti dai tre paesi in questione, o al massimo qualche video clip musicale. A prescindere dal fatto che, di norma, esprimo un'opinione soltanto se ne ho una (mia) e solo se conosco l'argomento, ritengo che non valga la pena di vivere senza schierarsi minimamente su alcuni temi.
Se poi i temi che mi interessano sono un pochino pesantoni come politica, società, ambiente e dialogo interculturale (ommioddio!), chiedo venia. Prometto che faro' di tutto per appassionarmi alle vicissitudini della mamma di Valeria Marini in una qualche isola sperduta del pacifico, o al coinvolgente dibattito sul palinsesto estivo che minaccia di privarsi del concorso per veline. Son problemi anche quelli, mi rendo conto. (caspita, mi stavo dimenticando dell'inaspettata eliminazione dalla casa di Guendalina…non c'è più religione, davvero).
In effetti, forse avrei dovuto rimproverare ai miei professori di non insegnare relazioni internazionali, perché non sono mai stati ministri degli esteri, né economia dello sviluppo, perché non sono mai stati un imprenditore ruandese, né storia e istituzioni del medio oriente, perché non sono mai stati sheikh o rais. Ma che discorso è? Solo perché non abito in un paese non posso conoscerlo? Certo la mia conoscenza non sarà accademica (e anche anche, vedi sopra), ma è sicuramente tale da permettermi un'opinione argomentabile. Molto più vasta di quella di alcuni autoctoni. Che hanno altri interessi e altri tipi di schieramenti, mica per altro. Che rimanessero a dibattere su quelli, dunque, invece che ergersi a opinionisti allo sbaraglio con tesi da sentito dire che manco dalla D'Urso si sentono certe superficialità.
Ovviamente sto allargando il discorso oltre l'Egitto. Penso ad esempio a Lampedusa. Non serve essere un Lampedusano o un migrante per avere qualcosa da dire sull'argomento. E non serve nemmeno essere Ministro dell'Interno, questo è chiaro.Serve interesse sull'argomento, qualche base normativo-antropologico-logistico-umanitaria e un po' di voglia di approfondire il rapporto cause-effetti.E anche lì. Le dinamiche sono talmente tante e sfaccettate che mi sembra impossibile non avere dubbi e non farsi delle domande sui propri sentimenti "a pelle". Evidentemente non è così logico, visto che è più facile bere ciò che ci viene propinato passivamente dei talk (rigorosamente da pronunciare con la L) del pomeriggio piuttosto che andarsi a leggere un libro o un articolo al riguardo, o magari addirittura parlare con un diretto interessato.
Io non so tutto, anzi, orgogliosamente so di non sapere. Solo che se non so, normalmente, scelgo due strade: o taccio, o mi informo. E dopo, casomai, mi esprimo. Non voglio fare la maestrina, né la saputella, voglio solo libertà di espressione su temi che mi interessano e appassionano.
E poi, diciamocela tutta: mio marito non ne può più delle mie declamazioni socio-poli-antro-religio-e-chi-più-ne-ha-più-ne-metta, e mi incoraggia a scrivere in un blog, così mi sfogo (dice lui) e così lo tarmo un po' meno (dico io). In effetti, ci sta tutto: mi alleggerisco il fegato con il mezzo a me più caro (la scrittura, e aggiungo anche il web), chi vuole mi ascolta, chi vuole mi schifa, chi vuole mi insulta, e magari offro anche qualche spunto di riflessione in più, perché no.
prolegomeni a questo blog
Dal Nord Africa fino all'India la polvere ricavata dalle foglie essiccate di henna, o henné, viene impiegata per tingere capelli e decorare mani e piedi. Generalmente ritenuto pericoloso per gli uomini l'henna è un simbolo femminile, "nel Nord Africa è considerato portatore di baraka (forza benefica, portatrice di prosperità e abbondanza, benedizione divina), per questo le donne ne fanno grande impiego per proteggere casa e famiglia dagli influssi negativi e per esprimere ospitalità nelle reti di relazioni femminili".
Ospitalità.
Benvenute e benvenuti dunque, ahlan wa sahlan wa marhaban bikum in questo nuovo blog, nato dal banale bisogno di raccontare il nostro punto di vista su tante piccole e grandi cose che ci capitano intorno.
Sì, perché qui siamo in due: Margherita e Margherita. ci conosciamo da quindici anni e oltre al nome ci uniscono molte cose, ma questa è un'altra storia...
La notte dell'henna, lailat ul-henna, henna night, è una festa. E' la festa che si celebra la sera prima delle nozze, quando il corpo della sposa viene ricamato con mille preziosi fili di henna, mentre il tessuto di baraka che ne scaturisce si posa come un un velo ad avvolgere i partecipanti. Tradizionalmente è una festa tra donne, ma sono ben viste le eccezioni.
Siete tutti invitati alla nostra festa, buon divertimento!
meg
Labels:
baraka,
henna,
henné,
prolegomeni
Iscriviti a:
Post (Atom)